(Messaggero Veneto, 27 marzo 2009, pag. 17)
UDINE. È un affresco dolente e vibrante quello dipinto da Bach nella sua Matthäus-passion , in scena al Giovanni da Udine con Sigiswald Kuijken alla guida de La Petite Bande . Un cammino di fede e d’asciutto misticismo che come tale, sin dall’esordio, viene musicalmente interpretato e vissuto dall’ ensemble , il quale sceglie, per la narrazione delle ore che accompagnano Cristo alla croce, la chiave della lettura sommessa. Nulla è concesso, se non il rigore del gesto e il contenimento, quasi austero, del respiro. Eppure, la tensione drammatica della partitura – inarrivabile gioiello luterano di equilibrio e sentire – trova il suo momento espressivo nell’identica e sottile intenzione che lega gli strumenti alle voci in una amalgama sonora densa e lieve allo stesso tempo. Il pathos cede il passo all’intimità, la violenza del racconto al sentimento pietoso, in un gioco di ombre e luci che ben asseconda il sacrificio e il credo. A risentire di questa lettura è forse il trasporto emotivo, cui siamo abituati ascoltando il doppio coro previsto dalla partitura, le cui tessiture sul palco del Nuovo sono, invece, affidate – com’è nella tradizione dell’ ensemble – ai soli solisti. Bravissimi nel tradurre il testo di Henrici nelle sue sfumature e a ricamare le suggestive linee melodiche ed armoniche, ma meno efficaci nel dipingere gli interventi corali che di volta in volta immedesimano la comunità dei credenti, il popolo, i carnefici e i sacerdoti e a riflettere la violenta portata dell’episodio. Alla mirabile vivacità narrativa bachiana, La Petite Bande , affiatatissima, risponde con l’essenzialità del linguaggio strumentale, partecipando alla vicenda con grande discrezione musicale e sobrietà. L’approccio alla partitura risulta estremamente delicato, quasi ovattato, in perfetta fusione con le voci. Su tutte, limpida e cangiante, quella del tenore Christoph Genz, che nel ruolo dell’evangelista chiamato a dipanare e commentare gli episodi del Vangelo, scolpisce il testo con il suo recitativo, espressivo e luminoso. Altrettanto intenso, il basso Jan Van der Crabben dipinge Gesù con i toni della profondità, ben traducendo lo stile declamato «ricco di mistica fierezza e di profetica verità». A fare da contro altare, scegliendo i colori più intimi e racchiusi sono, invece, le donne, asciutte ed essenziali, quasi scarne: i soprani Gerlinde Sämann e Marie Kuijken e i contralti Petra Noskaiova e Patrizia Harsd. E sulla stessa linea di intensità si collocano anche gli altri interpreti, Bernhard Hunziker, Marcus Niedermeyr, Emilie De Voght, Olivier Berten e Nicolas Achten, tutti particolarmente attenti nella dizione che fa del tedesco lingua musicale straordinariamente comunicativa. A concertare con loro, primo tra i violini barocchi, è Sigiswald Kuijken, fondatore de La Petite Bande , il cui gesto e rigore sono il collante di un ensemble capace di estrema sintesi e linearità. Al termine della lunga serata, gli applausi del pubblico. Mariateresa Bazzaro

Nessun commento:
Posta un commento