martedì 21 aprile 2009

PFM A PORDENONE, E' ANCORA UNA SONTUOSA ROCK BAND

Loro l'hanno vista così
(Messaggero Veneto, 21 aprile 2009, pag. 15)
PORDENONE.
Inizia con la poesia d’amore sacro e d’amor profano Bocca di rosa il concerto della Pfm al Forum, al cospetto di 3000 persone che gioiranno, applaudiranno, canteranno e balleranno al ritmo della giga finale per oltre due ore e mezzo di omaggio che la band milanese farà a De Andrè a al loro stesso repertorio. Nel decennale dalla scomparsa del padre dei cantautori italiani, pochi sono legittimati a ricordarlo come Franz Di Cioccio e compagni, che conobbero Fabrizio nel 1970 e che nove anni dopo diedero vita a un indimenticabile tour nel quale i classici di Faber vennero riarrangiati al punto da renderne difficile il riconoscimento all’inizio dell’esecuzione. L’operazione, tanto ambiziosa quanto riuscita, portò anche alla pubblicazione di due album live, registrati nel ‘79. Trent’anni dopo la prima parte del concerto è dedicata a quel sodalizio, con La guerra di Piero, Un giudice, Andrea, Giugno ‘73 , il medley Maria nella bottega e I l testamento di Tito, Zirichiltaggia, Volta la carta, La canzone di Marinella e Amico fragile , dove non si può restare indifferenti alle note sprigionate dalla chitarra in un assolo tra i migliori della serata. I brani sono spesso introdotti da Franz o da Franco Mussida, che racconta: «Fabrizio faceva delle meravigliose fotografie in musica ed aveva il coraggio di raccontare anche fatti molto intimi, come in Giugno ‘73 , dove parla di un suo momento di vita privata». La band ha un’energia contagiosa, è in splendida forma e non si risparmia, specie nella seconda parte, dedicata alle riproposte dei propri brani che hanno segnato pagine storiche nel progressive rock italiano. E via con La luna nuova, Il banchetto («Sire, siamo noi: il poeta, l’assassino e Sua Santità...») e – introdotta da «gocce di pioggia trasformate in note» (come le definirà Di Cioccio) sulle corde acustiche di Francone Mussida – Out of the roundabout . Il nucleo storico è completato dal basso di Patrick Djivas (che si esibirà in un apprezzato assolo nel successivo brano Maestro della voce ) ed è coadiuvato da Piero Monterisi alla batteria, Gianluca Tagliavini alle tastiere e Alessandro Bonetti (che non ha il carisma di Lucio Fabbri, ma che esegue con precisione il suo ruolo) al violino. È il momento di un magico viaggio sopra La carrozza di Hans (da sempre una delle nostre preferite) e poi tre bis: Il pescatore , forse l’esempio migliore per spiegare l’eccellente risultato della sinergia tra il rock e la poesia; l’intensa carica emotiva di Impressioni di settembre , e infine È festa/Celebration , impareggiabile giga (antico ballo popolare antico diffuso in molte regioni d’Europa) che fonde al suo interno sapori irlandesi, danze occitane, origini germaniche e balli staccati dell’Appennino emiliano. Ed è vera festa! Alberto Zeppieri

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