Referendum, si va verso la data del 21 giugno.
Il premier: ci sarà una leggina per effettuare la consultazione assieme ai ballottaggi
Anche il Pd critica la scelta del Carroccio: spirito decisamente antieuropeistico
Udc all’attacco: posizione irresponsabile
Il Cavaliere annuncia la sua presenza alle cerimonie di sabato. Franceschini: meglio tardi che mai Scontro Lega-Pdl in Fvg sull’Ue. Narduzzi: solo burocrazia, voteremo contro
di RENATO VENDITTI
ROMA. Anche Silvio Berlusconi parteciperà alle celebrazioni del 25 aprile, giorno della liberazione dal nazifascismo, anno 1945. Ha l’urgenza «di dire qualcosa affinché non se ne appropri una sola parte politica». «Meglio tardi che mai», commenta il segretario Pd Franceschini. Mistero su dove andrà, dopo aver deposto una corona al Milite ignoto. Solo voci: Fosse Ardeatine, dove sono sepolti i 335 uccisi dai tedeschi; cimitero di Nettuno, dove sbarcarono i soldati americani; Mignano Montelungo, dove sono sepolti i caduti della battaglia di Montecassino.Più remota e incerta, la presenza di Berlusconi alla celebrazione di Milano dell’Anpi (l’associazione partigiani). Il dubbio è alimentato dal suo primo collaboratore, Paolo Bonaiuti: «Uno dei problemi che ostacolano la celebrazione del 25 aprile da parte del premier Silvio Berlusconi, sta nel pericolo che qualche estremista si comporti come è successo negli anni passati con il sindaco Letizia Moratti».L’ex ministro di Berlusconi Giuseppe Pisanu smentisce Dario Franceschini, segretario del Pd, e assicura che il Berlusconi presidente «ha già festeggiato» il 25 aprile. A Franceschini non risulta: «Da quando è sceso in campo, ha avuto quattordici possibilità per manifestare il 25 aprile, e ora è importante che lo faccia». Quella ricorrenza «deve tornare a essere un momento unificante come la Resistenza, l’antifascismo e la difesa dei valori della Costituzione».Luigi Zanda, vicecapogruppo Pd al Senato, è colpito dalla motivazione di Berlusconi per la sua partecipazione alla ricorrenza del 25 aprile: dire che non può essere lasciata alla sinistra, «non è un’affermazione da presidente del consiglio».Alle parole di Berlusconi, si aggiungono quelle del ministro, ex An, Ignazio La Russa: rispetto per i «partigiani rossi», che però «non possono essere celebrati come portatori di libertà». Questa battuta, oltre all’evocazione del dittatore spagnolo Francisco Franco, fanno dire ad Alfio Nicotra, rifondazione comunista, che La Russa è regredito «allo stato di natura» e per questo non può più fare il ministro. Un altro di Rc, Claudio Grassi, ricorda il Berlusconi ignaro: voleva andare a trovare Alcide Cervi, il padre dei sette fratelli uccisi nel dicembre 1943, morto da vent’anni.A Gattatico, provincia di Reggio Emilia, c’è il museo della famiglia Cervi. Lo andrà a visitare Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd, prima di recarsi a Milano per la manifestazione nazionale dell’Anpi. E’ anche un modo per ricordare «il mondo contadino», una delle componenti della resistenza e del sacrificio di interi paesi, non solo dell’Italia Centrale.Il presidente dei deputati Pd, Antonello Soro, trova «normale» che il presidente del consiglio partecipi alla celebrazione del 25 aprile: «Anormale sarebbe il contrario».Ma un suo interprete, Fabrizio Cicchitto, fa capire quale resistenza intende celebrare Berlusconi: quella contro la presa del potere del movimento partigiano di «obbedienza comunista». Jacopo Venier, Pdci, dice che nel dna di Berlusconi «non ha mai albergato l’antifascismo».
ROMA. Anche Silvio Berlusconi parteciperà alle celebrazioni del 25 aprile, giorno della liberazione dal nazifascismo, anno 1945. Ha l’urgenza «di dire qualcosa affinché non se ne appropri una sola parte politica». «Meglio tardi che mai», commenta il segretario Pd Franceschini. Mistero su dove andrà, dopo aver deposto una corona al Milite ignoto. Solo voci: Fosse Ardeatine, dove sono sepolti i 335 uccisi dai tedeschi; cimitero di Nettuno, dove sbarcarono i soldati americani; Mignano Montelungo, dove sono sepolti i caduti della battaglia di Montecassino.Più remota e incerta, la presenza di Berlusconi alla celebrazione di Milano dell’Anpi (l’associazione partigiani). Il dubbio è alimentato dal suo primo collaboratore, Paolo Bonaiuti: «Uno dei problemi che ostacolano la celebrazione del 25 aprile da parte del premier Silvio Berlusconi, sta nel pericolo che qualche estremista si comporti come è successo negli anni passati con il sindaco Letizia Moratti».L’ex ministro di Berlusconi Giuseppe Pisanu smentisce Dario Franceschini, segretario del Pd, e assicura che il Berlusconi presidente «ha già festeggiato» il 25 aprile. A Franceschini non risulta: «Da quando è sceso in campo, ha avuto quattordici possibilità per manifestare il 25 aprile, e ora è importante che lo faccia». Quella ricorrenza «deve tornare a essere un momento unificante come la Resistenza, l’antifascismo e la difesa dei valori della Costituzione».Luigi Zanda, vicecapogruppo Pd al Senato, è colpito dalla motivazione di Berlusconi per la sua partecipazione alla ricorrenza del 25 aprile: dire che non può essere lasciata alla sinistra, «non è un’affermazione da presidente del consiglio».Alle parole di Berlusconi, si aggiungono quelle del ministro, ex An, Ignazio La Russa: rispetto per i «partigiani rossi», che però «non possono essere celebrati come portatori di libertà». Questa battuta, oltre all’evocazione del dittatore spagnolo Francisco Franco, fanno dire ad Alfio Nicotra, rifondazione comunista, che La Russa è regredito «allo stato di natura» e per questo non può più fare il ministro. Un altro di Rc, Claudio Grassi, ricorda il Berlusconi ignaro: voleva andare a trovare Alcide Cervi, il padre dei sette fratelli uccisi nel dicembre 1943, morto da vent’anni.A Gattatico, provincia di Reggio Emilia, c’è il museo della famiglia Cervi. Lo andrà a visitare Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd, prima di recarsi a Milano per la manifestazione nazionale dell’Anpi. E’ anche un modo per ricordare «il mondo contadino», una delle componenti della resistenza e del sacrificio di interi paesi, non solo dell’Italia Centrale.Il presidente dei deputati Pd, Antonello Soro, trova «normale» che il presidente del consiglio partecipi alla celebrazione del 25 aprile: «Anormale sarebbe il contrario».Ma un suo interprete, Fabrizio Cicchitto, fa capire quale resistenza intende celebrare Berlusconi: quella contro la presa del potere del movimento partigiano di «obbedienza comunista». Jacopo Venier, Pdci, dice che nel dna di Berlusconi «non ha mai albergato l’antifascismo».
Friuli Gli scontri mortali a Basaldella e Remanzacco
Nei pressi della cartiera è morta un’udinese di 77 anni. Un 79enne è deceduto al bivio Oselin
È morta sul colpo nell’auto guidata dal marito, mentre come ogni martedì la coppia si stava recando a Codroipo. Fatale all’udinese Silvia Zamparo, 77 anni, l’impatto tra la Fiat Panda rossa sulla quale viaggiava e una Punto. L’incidente è avvenuto in via della Roggia a Basaldella ieri verso le 9 quasi davanti alla cartiera Romanello. Immediati i soccorsi del 118 e dei vigili del fuoco, ma per la donna ormai non c’era più nulla da fare.
Ricoverato in gravi condizioni il marito Bruno Scagnetto, 81 anni, anche lui udinese. Molto spavento e controlli in ospedale per la conducente della Punto, la croata Tatiana Kuharic, 33 anni, che ha riportato una botta alla testa. La donna procedeva su via della Roggia in direzione di Udine. Risiede in città con il marito e due bambini.Saranno gli accertamenti e i rilievi eseguiti dai vigili urbani di Campoformido, guidati dal comandante Gastone Mestroni, a fare chiarezza sulla dinamica dello schianto mortale. Alla base potrebbe esserci una mancata precedenza, favorita anche dall’assenza sul nuovo manto stradale della segnaletica orizzontale.I coniugi Scagnetto come ogni martedì mattina si stavano recando a Codroipo e poco prima delle 9 hanno lasciato la loro abitazione di via San Paolo, 33. All’altezza di via Adriatica hanno svoltato a destra in via Fonderia dove si trova l’autodemolizione Battel per immettersi in via della Roggia. E proprio qui è avvenuta la collisione mortale. L’impatto, quasi frontale ha distrutto le parti anteriori di entrambe le macchine. Ad avere la peggio è stata la donna. Le forze dell’ordine stanno cercando di capire se si fosse allacciata la cintura di sicurezza o meno.Cintura che aveva sicuramente Bruno Scagnetto, ricoverato in gravi condizioni in ospedale per un trauma toracico e una lesione a una gamba: fra l’altro i sanitari hanno svolto accertamenti per verificare se l’uomo nella collisione avesse riportato anche problemi alle vertebre.Il medico legale Pierpaolo Franzi ieri pomeriggio ha eseguito l’ispezione cadaverica della donna, mentre del caso è stata informata il sostituto procuratore Viviana Del Tedesco.Sul posto poco dopo l’incidente è accorso il marito della croata. «Sta bene – racconta – . Ho parlato con lei al telefonino. Ha preso una forte botta alla testa e la stanno curando i medici del pronto soccorso. Per fortuna stamattina sono stato io a portare i bambini all’asilo, perché di solito viaggiano con la madre».Non mancano infine da parte dei residenti della zona lamentele per la pericolosità delle strade. «Ci sono troppi Tir che vanno alla cartiera Romanello e le autovetture corrono sia in via della Roggia che in via Fonderia. Ma francamente non pensavamo che questo incidente avesse provocato una vittima».
Ricoverato in gravi condizioni il marito Bruno Scagnetto, 81 anni, anche lui udinese. Molto spavento e controlli in ospedale per la conducente della Punto, la croata Tatiana Kuharic, 33 anni, che ha riportato una botta alla testa. La donna procedeva su via della Roggia in direzione di Udine. Risiede in città con il marito e due bambini.Saranno gli accertamenti e i rilievi eseguiti dai vigili urbani di Campoformido, guidati dal comandante Gastone Mestroni, a fare chiarezza sulla dinamica dello schianto mortale. Alla base potrebbe esserci una mancata precedenza, favorita anche dall’assenza sul nuovo manto stradale della segnaletica orizzontale.I coniugi Scagnetto come ogni martedì mattina si stavano recando a Codroipo e poco prima delle 9 hanno lasciato la loro abitazione di via San Paolo, 33. All’altezza di via Adriatica hanno svoltato a destra in via Fonderia dove si trova l’autodemolizione Battel per immettersi in via della Roggia. E proprio qui è avvenuta la collisione mortale. L’impatto, quasi frontale ha distrutto le parti anteriori di entrambe le macchine. Ad avere la peggio è stata la donna. Le forze dell’ordine stanno cercando di capire se si fosse allacciata la cintura di sicurezza o meno.Cintura che aveva sicuramente Bruno Scagnetto, ricoverato in gravi condizioni in ospedale per un trauma toracico e una lesione a una gamba: fra l’altro i sanitari hanno svolto accertamenti per verificare se l’uomo nella collisione avesse riportato anche problemi alle vertebre.Il medico legale Pierpaolo Franzi ieri pomeriggio ha eseguito l’ispezione cadaverica della donna, mentre del caso è stata informata il sostituto procuratore Viviana Del Tedesco.Sul posto poco dopo l’incidente è accorso il marito della croata. «Sta bene – racconta – . Ho parlato con lei al telefonino. Ha preso una forte botta alla testa e la stanno curando i medici del pronto soccorso. Per fortuna stamattina sono stato io a portare i bambini all’asilo, perché di solito viaggiano con la madre».Non mancano infine da parte dei residenti della zona lamentele per la pericolosità delle strade. «Ci sono troppi Tir che vanno alla cartiera Romanello e le autovetture corrono sia in via della Roggia che in via Fonderia. Ma francamente non pensavamo che questo incidente avesse provocato una vittima».
di PAOLO MOSANGHINI
UDINE. Oltre 400 insegnanti in meno, a questi si aggiungono 300 dipendenti Ata (personale tecnico-amministrativo). I tagli alla scuola mettono in allarme i sindacati del Friuli venezia Giulia. La Cgil da settimane batte i pugni, la Cisl annuncia per oggi un sit in davanti all’Ufficio scolastico regionale.Dal prossimo anno la scuola primaria perderà 152 docenti, già accertati e deliberati, in proiezione la scuola secondaria di primo grado ne perderà 110 con un flusso in aumento del numero degli alunni pari 1.087 come anche la scuola primaria in aumento di 641 alunni, la scuola secondaria di secondo grado invece ne perderà 151 per un totale di tagli in regione di 413 docenti. «E siamo in attesa dei tagli del personale Ata che come Cisl Scuola ne prevediamo circa 300», anticipa il segretario della Cisl scuola Fvg Donato Lamorte, che spiega: «La nostra preoccupazione evidente è che così facendo non ci saranno tutele, non saranno garantiti i servizi minimi e la complessità organizzativa e didattica, vanto delle nostre scuole».«Vogliamo maggiori garanzie a tutela degli alunni, della scelte delle famiglie, degli insegnati e del personale Ata, dei precari, della copertura del credito che le scuole vantano nei confronti dell’Amministrazione che sta mettendo in ginocchio la gestione amministrativa e l’organizzazione didattica», è l’appello del segretario della Cisl Scuola Fvg, Donato Lamorte. «Manifesteremo – spiega annunciando la protesta di oggi - per immettere in ruolo almeno 20mila tra docenti e Ata, per trovare sistemazione al personale precario, perché i debiti vengano sanati».Natalino Giacomini, segretario regionale della Flc-Cgil, ribadisce che saranno centinaia i posti tagliati: «Il quadro peggiorerà ulteriormente quando saranno noti i tagli sugli organici di fatto nelle superiori, ancora non quantificati, e quelli legati all’insegnamento della seconda lingua straniera nelle medie inferiori, che ammonteranno a circa 150 posti».Per la Cisl, ancora, malgrado i vari solleciti alla politica di questa regione, a tutt’oggi nessuna risposta c’è stata: «Eppure – commenta La morte - sono gli amministratori che i cittadini hanno scelto». Cittadini che chiedono una scuola che mantenga la quantità e la qualità attualmente garantita: pochi hanno preferito il maestro unico, la stragrande maggioranza ha scelto piani dell’offerta formativa a 30 ore». I tagli fischiano di favorire la fuga degli studenti verso altri lidi. «Conosciamo il contesto politico economico in cui si trova il nostro Paese – continua il sindacalista Cisl - e non sottovalutiamo i risultati raggiunti a livello nazionale con 5mila tagli in meno di quelli previsti: tuttavia si è somministrata la tachipirina per alleviare la febbre, non per guarire il malato da quando è diventata legge la finanziaria 2009».«Un colpo pesantissimo – dichiara infine Giacomini – alla qualità del nostro sistema scolastico, ma anche dal punto di vista occupazionale».
di CHIARA FERRETTO
TREVISO. «La legge è anticostituzionale, viola la costituzione e le regole fondamentali della sanità mondiale stabilite dall’Oms mondiale: si è fatta carta straccia delle mia volontà. Non potete giocare con la vita di una persona». La voce esce fioca, dal videomessaggio, ma è ben comprensibile.
Paolo Ravasin “urla” disperatamente la sua rabbia per l’approvazione della legge-pasticcio sul testamento biologico. Malato di sclerosi laterale amitrofica (la famigerata Sla che ha colpito tanti calciatori), 49 anni, Ravasin vuole prepararsi alla parabola inesorabile della sua terribile malattia. Lo “grida” al capo dello Stato, Napolitano, ai presidenti di Camera e Senato. A Treviso lo sostiene la cellula Coscioni, a Roma gli fanno da portavoce i radicali. E’ il suo secondo video messaggio. Il precedente era il suo testamento biologico forte e anomalo, fissato davanti alla telecamere perché fosse chiarissima la sua volontà sul fine vita: nessun trattamento sanitario nel momento in cui le proprie condizioni di salute, rese precarie dalla Sla, fossero divenute tali da sottrargli l’autosufficienza. «Con grande tristezza ho appreso la notizia dell’approvazione al Senato della legge che rende carta straccia le mie direttive anticipate e in particolare la mia decisione di non sottopormi ad alimentazione e nutrizione artificiali quando non sarò più in grado di nutrirmi e bere naturalmente – dice Ravasin nel video –. Non sono un medico né un giurista, ma credo sia sufficiente essere una persona sensata per capire che, se è vero che l’articolo 32 della Costituzione impedisce di sottoporre un individuo ad un trattamento sanitario contro la sua volontà, allora è anche vero che questa legge, che non consente a me, pienamente capace di intendere e volere, di rifiutare tali trattamenti, è manifestamente anticostituzionale». Il disegno di legge passato dal Senato alla Camera prevede che le indicazioni anticipate di trattamento eventualmente rese dai pazienti non impongano alcun obbligo giuridico al medico curante, libero di agire secondo coscienza, anche costringendo il paziente in fase terminale all’alimentazione artificiale e idratazione. «Mi viene sottratta l’unica libertà rimastami, quella di poter decidere sulla mia morte – prosegue con estrema lucidità Ravasin – ognuno di noi alla fine dei suoi giorni è solo di fronte alla morte, ma lo Stato e la Chiesa qui hanno preteso di sostituirsi a Dio». Il video-choc ha fatto in poche ore il giro d’Italia, e ha innescato nuovamente il dibattito. «Ci aspettiamo che, dopo la tempesta suscitata dal caso Englaro, le Camere non si lancino in una corsa a perdifiato verso una legge liberticida, che va contro la Costituzione, il senso di pietà e gli orientamenti europei – ha commentato Gianpaolo Sbarra, del circolo “Luca Coscioni” di Treviso –, proporremo ai sindaci della provincia di istituire in ogni Comune un registro pubblico per i testamenti biologici, in modo tale da superare l’ostacolo che la legge vuole porre alla libertà di scelta di ciascuno». Nella speranza che il messaggio di Ravasin non cada nel vuoto, non resta che riflettere profondamente sul congedo del video, una citazione di Piergiorgio Welby: «Credo si possa, per ragioni di fede o di potere, giocare con le parole, ma non credo che per le stesse ragioni si possa giocare con la vita altrui».
Paolo Ravasin “urla” disperatamente la sua rabbia per l’approvazione della legge-pasticcio sul testamento biologico. Malato di sclerosi laterale amitrofica (la famigerata Sla che ha colpito tanti calciatori), 49 anni, Ravasin vuole prepararsi alla parabola inesorabile della sua terribile malattia. Lo “grida” al capo dello Stato, Napolitano, ai presidenti di Camera e Senato. A Treviso lo sostiene la cellula Coscioni, a Roma gli fanno da portavoce i radicali. E’ il suo secondo video messaggio. Il precedente era il suo testamento biologico forte e anomalo, fissato davanti alla telecamere perché fosse chiarissima la sua volontà sul fine vita: nessun trattamento sanitario nel momento in cui le proprie condizioni di salute, rese precarie dalla Sla, fossero divenute tali da sottrargli l’autosufficienza. «Con grande tristezza ho appreso la notizia dell’approvazione al Senato della legge che rende carta straccia le mie direttive anticipate e in particolare la mia decisione di non sottopormi ad alimentazione e nutrizione artificiali quando non sarò più in grado di nutrirmi e bere naturalmente – dice Ravasin nel video –. Non sono un medico né un giurista, ma credo sia sufficiente essere una persona sensata per capire che, se è vero che l’articolo 32 della Costituzione impedisce di sottoporre un individuo ad un trattamento sanitario contro la sua volontà, allora è anche vero che questa legge, che non consente a me, pienamente capace di intendere e volere, di rifiutare tali trattamenti, è manifestamente anticostituzionale». Il disegno di legge passato dal Senato alla Camera prevede che le indicazioni anticipate di trattamento eventualmente rese dai pazienti non impongano alcun obbligo giuridico al medico curante, libero di agire secondo coscienza, anche costringendo il paziente in fase terminale all’alimentazione artificiale e idratazione. «Mi viene sottratta l’unica libertà rimastami, quella di poter decidere sulla mia morte – prosegue con estrema lucidità Ravasin – ognuno di noi alla fine dei suoi giorni è solo di fronte alla morte, ma lo Stato e la Chiesa qui hanno preteso di sostituirsi a Dio». Il video-choc ha fatto in poche ore il giro d’Italia, e ha innescato nuovamente il dibattito. «Ci aspettiamo che, dopo la tempesta suscitata dal caso Englaro, le Camere non si lancino in una corsa a perdifiato verso una legge liberticida, che va contro la Costituzione, il senso di pietà e gli orientamenti europei – ha commentato Gianpaolo Sbarra, del circolo “Luca Coscioni” di Treviso –, proporremo ai sindaci della provincia di istituire in ogni Comune un registro pubblico per i testamenti biologici, in modo tale da superare l’ostacolo che la legge vuole porre alla libertà di scelta di ciascuno». Nella speranza che il messaggio di Ravasin non cada nel vuoto, non resta che riflettere profondamente sul congedo del video, una citazione di Piergiorgio Welby: «Credo si possa, per ragioni di fede o di potere, giocare con le parole, ma non credo che per le stesse ragioni si possa giocare con la vita altrui».
CASO BALOTELLI
IL CALCIO RAZZIALE di FERDINANDO CAMON
Proprio nel momento in cui si apre a Ginevra la Conferenza dell’Onu contro il razzismo, il Papa pronuncia in mondovisione un accorato discorso contro l’odio razziale e il nostro governo, con un gesto che gli fa onore, trascina in un porto italiano una nave stracarica di migranti africani la cui salvezza spettava a un altro Stato; proprio in un momento del genere, i tifosi che assistevano alla partita di calcio Juventus-Inter (nota come “il derby d’Italia” e attesa da tutto il mondo) per un’ora e mezzo hanno alzato al cielo truculenti cori razzisti.Il razzismo negli stadi è un problema di tutta l’Europa sportiva, è vero. Ma il problema è più acuto in Italia. E sabato ha toccato vertici vergognosi. Perché non si tratta di qualche decina di tifosi isolati. Si tratta di quattro quinti dei tifosi presenti allo stadio di Torino. E non si tratta di fischi per intimorire un giocatore avversario. Si tratta di cori e insulti urlati e ritmati per tutta la partita, non per impaurirlo e farlo rendere meno, ma per offenderlo e umiliarlo. Se avessero voluto paralizzarlo e farlo sbagliare, quando l’allenatore lo ha sostituito avrebbero dovuto smettere, invece hanno raddoppiato le urla. Lo odiavano. Volevano distruggerlo. E perché? Perché è nero.Stiamo parlando di Juventus-Inter e il giocatore è l’attaccante dell’Inter Mario Balotelli. Nero, di genitori ghanesi che l’hanno abbandonato, è stato adottato da italiani, che gli han dato il nome e la cittadinanza. Bravo e giovane, ha 18 anni. È titolare nella nazionale giovanile. Ho detto “nero”, ma i cori razzisti lo chiamavano “negro”. In “nero”, come in “bianco”, c’è il colore e basta. In “negro” c’è la schiavitù, nella quale il “bianco” era il padrone. L’uomo bianco riteneva l’uomo nero nato per servirlo. E la donna nera. Ciò che nasceva dalla donna nera non aveva valore e se era figlio di un padre bianco, anche il figlio veniva schiavizzato. I cori razzisti intendono affermare una superiorità di razza, cioè di natura, perché “Gott mit uns” (“Dio è con noi”: motto inciso sulla fibbia della cintura di ogni soldato della Wehrmacht) e se Dio è con noi è contro di te, ti ha fatto nascere nero per fartelo capire. A noi la vittoria e la vita, a te la sconfitta e la morte. La profezia della morte diventa un augurio nei cori razzisti di Torino: «Se saltelli muore Balotelli». La morte di un negro non turba, non è un uomo, non è neanche un animale o una cosa è una sostanza spregevole: “negro di m...”. Appena il “negro di m...” riceveva il pallone e cominciava ad avanzare verso la porta avversaria, un coro maleaugurante lo incalzava: «Devi morireeee!». I tifosi razzisti sono feroci, godono se l’avversario si spezza una gamba, urlano di felicità e battono le mani se esce in barella. Ai suoi bei tempi la Lazio aveva un centrocampista magnifico, si chiamava Re Cecconi, veloce e preciso, convocato in Nazionale da Bernardini e da Valcareggi: una sera Re Cecconi ebbe un’idea balenga, entrò in una gioielleria urlando per scherzo: «Questa è una rapina!». Erroraccio fatale. Il gioielliere aveva già subìto due rapine, teneva a portata di mano una Walther calibro 7,65 e lo fulminò al petto. Bene: dal giorno stesso i tifosi avversari riempirono Roma di scritte che dicevano: “10, 100, 1.000 Re Cecconi”. Per dire ai giocatori della Lazio: «Vogliamo che moriate tutti». Sono tifosi-assassini. Arkan, prima di essere lo sterminatore della Bosnia e della Croazia (con i miliziani da lui arruolati, pagati e battezzati “tigri”), era stato il capo dei tifosi della Stella rossa. È fra i tifosi che sceglieva le sue tigri. Dico Arkan perché non molto tempo fa sugli spalti della Lazio i tifosi stesero uno striscione gigantesco, che diceva: “Onore alle tigri di Arkan”. Erano gli stessi tifosi che accoglievano gli avversari augurandogli di «finire nei forni». Se adesso, come tutti speriamo, la polizia indaga sui tifosi che augurano a Balotelli di «morireeee», troverà nei loro covi svastiche, bandiere nere, ritratti del Duce e del Führer. Sono i simboli che rimandano alla purezza della razza. La razza bianca parla, la razza nera grugnisce, come gli animali. A Balotelli urlavano: «Buu», che è il verso della scimmia. Le scimmie mangiano banane e infatti cantavano anche: «Balotelli mangia le banane». Mangiar banane per la scimmia è il clou della giornata (l’etologo Konrad Lorenz dedica intere pagine al maschio della scimmia che trova un banano: si sistema fra i rami e lo difende, se un altro maschio di scimmia passando di lì vuole qualche banana, deve prima sostargli davanti e grattargli i testicoli). Essendo una scimmia in forma umana, il giocatore nero è un “bastardo”. L’insulto “bastardo” è gravissimo per i tifosi. Quando Ronaldo lasciò l’Inter, vendendosi di nascosto al Real Madrid, il tradimento durò alcune settimane, durante le quali il giocatore atterrava e ripartiva da Malpensa. I tifosi lo aspettavano ogni volta con un cartello diverso per manifestare il loro odio e l’odio montava per questi gradini: prima “Ronaldo ingrato” (Moratti gli aveva pagato cure costose in Belgio), poi “Ronaldo infame” e a questo punto io mi aspettavo che non ci fosse nulla di peggiore di infame, invece qualcosa c’era e i tifosi lo trovarono: “Ronaldo bastardo”. Bastardo è peggio di tutto. Ma Balotelli non ha tradito i tifosi della Juventus, non è ingrato-infame-bastardo perché ha abbandonato i tifosi, lo è perché è nero: è nato bastardo. A Torino, di solito, insultano chiamandolo zingaro Ibrahimovic. Ibrahimovic (attaccante dell’Inter e della nazionale di Svezia) è di origine bosniaca, ma a Torino non lo chiamano zingaro per razzismo, ma perché prima era della Juve, poi s’è venduto all’Inter: zingaro vuol dire anche nomade, va dove lo portano i soldi. Ibrahimovic risponde: «Li capisco, se fossi un tifoso della Juve anch’io fischierei Ibrahimovic». Ci può stare, ma non ci può stare che un intero stadio insulti un giocatore per il colore della pelle. Balotelli cominciò a innervosirsi. Aveva segnato un gol mirabile, la sua squadra stava vincendo, ma José Mourinho pensò bene di richiamarlo fuori del campo e sostituirlo. Ora, è ammissibile che una squadra ritiri un giocatore perché i tifosi avversari non vogliono vedere un nero? La punizione decisa ieri sera è stata quella di impedire ai tifosi di assistere alla prossima partita della Juventus. È una punizione sportiva. Ma qui il reato è penale. La polizia ha i filmati e le squadre conoscono i loro fan: insieme li possono rintracciare e sbattere in galera. È quello il loro posto.
L’ALIMENTAZIONE FORZATA
UNA RICHIESTA DA NON TRADIRE di GIANFRANCO BETTIN
Non può scrivere e può parlare solo a fatica, ma ha scelto di usare le sue ultime energie per comunicare ugualmente – con un grido che definisce «carico di speranza umana e civile» – le sue volontà, davvero estreme. Di comunicarle con un video destinato al presidente della repubblica e, attraverso Giorgio Napolitano, rivolto a tutti noi e in primis a chi scrive le tavole della legge. Della legge umana, della legge italiana anzi: perché di questo stiamo parlando. Non della volontà divina, non dell’imperscrutabile fato, bensì di ciò che gli uomini e le donne presenti in Parlamento intendono fare della nostra comune libertà di fronte alla malattia e alla morte.Di questo parla Paolo Ravasin, dal suo letto nella casa di riposo Magnolia, in provincia di Treviso, dove giace inchiodato dalla sclerosi laterale amiotrofica che l’ha colpito sedici anni fa.Non vuole restare alla mercé del male. Non vuole neanche restare in balia dei farmaci, neppure di quelli camuffati da acqua, per l’idratazione, e neanche delle macchine, neppure quelle che forzano a respirare. Vuole che la sua vita si compia e si concluda, liberandolo dalla sofferenza e dall’estenuazione progressiva («questo oltraggio estremo, questa barbarie», le chiama). Lo vuole e, poiché sa in quale stagione siamo, vuole dire a tutti e alle massime autorità, in modo inequivocabile, che vuole essere libero di scegliere, perché questa è la natura specifica dell’uomo, l’animale che pensa, che ha facoltà morali e dunque può scegliere.Il punto morto in cui la legislazione italiana si è arenata dopo il caso Englaro non consente questa scelta. Anzi, la tendenza prevalente in Parlamento e nel governo va nella direzione opposta. Uomini e donne che credono o dicono di credere che la vita solo Dio può darla e toglierla stanno in prevalenza decidendo in questo senso. Anche per chi non ha le loro stesse idee o le ha, ma non crede che si possano imporre a tutti.Quello di Paolo Ravasin non è un altro caso Englaro. Nessuno potrà dire che questa che egli dichiara, in una forma indubitabile di biotestamento, non è la sua autentica volontà. «L’ultima libertà che mi è rimasta – dice con la voce che spicca un balzo fuori dall’assedio del male – è quella di poter decidere sulla mia morte».La sua vicenda, così dolorosa e così drammaticamente volitiva, assomiglia semmai a quella di Giorgio Welby, le cui parole Ravasin cita quando dice di non credere che «si possa giocare con la vita e il dolore altrui». Come Welby, come Coscioni prima, Paolo Ravasin ha parlato e le sue parole resteranno. Nessuno potrà, appunto, giocare con le parole che non ha detto o ignorare e infamare il ricordo che di quelle parole avrebbero potuto avere soltanto i familiari e gli amici più intimi. È quello che è successo a Eluana, in una sequenza oscena che, all’uso ideologico e politicante della sua tragedia, ha visto sommarsi la denigrazione prima strisciante, insinuante e poi palese, pubblica, di chi l’aveva messa al mondo e l’aveva amata fino all’ultimo, espungendone la volontà, considerata secondaria rispetto a quella di un sottosegretario o di un leader di partito, di chiunque, in ogni caso, avesse in quel momento il potere di dare ordini a una clinica o a un direttore di Usl. Una vergogna che resterà nel tempo.Perché non si ripeta, Paolo Ravasin ci mette la voce, la faccia e il corpo intero. Ci mette la sua «speranza umana e civile», una bellissima espressione, una bellissima cosa, che vorremmo non venisse tradita.
In 112 a Tarcento per la consegna dei regali del concorso organizzato dal Messaggero Veneto
Una festa tutta dedicata ai lettori, a coloro che hanno reso il Messaggero Veneto il primo quotidiano del Friuli. Ieri nello spazio suggestivo di villa Moretti a Tarcento, 112 friulani hanno ricevuto i premi vinti con il concorso “Informati e vincenti”, che in un mese e mezzo ha consegnato oltre 180 regali, comprensivi anche di quelli settimanali e di quelli “immediati” che venivano consegnati più volte alla settimana.
A salutare il successo dell'iniziativa, confermato dalle oltre 40 mila schede compilate e consegnate al Messaggero Veneto, c'erano dunque i cinque lettori super-fortunati grazie all'estrazione finale, il vicedirettore del quotidiano, Giuseppe Ragogna, l'assessore alle attività produttive e al turismo di Tarcento, Andrea Premoselli, gli sponsor e Domenico Mafrici, direttore della filiale di Udine della Manzoni & C., la concessionaria di pubblicità per il Messaggero Veneto. «Abbiamo voluto questa cerimonia – ha detto Ragogna – per ringraziare voi che avete partecipato numerosi al nostro gioco. Il concorso è stato impegnativo, visti i numerosi premi, e quindi un grazie va anche ai molti sponsor, senza i quali non avremmo potuto organizzarlo. L'obiettivo era quello di legare ancor più i lettori al Messaggero Veneto, un quotidiano aperto e attento al Friuli, che offre informazioni puntuali e di qualità. E ci siamo riusciti». I flash dei fotografi e l'emozione dei premiati hanno poi rubato la scena. Il primo premio, un diamante del valore di circa 3 mila euro, è stato consegnato da Ragogna a Silvana Serafini di Buia. Che ha ammesso: «Mi hanno comunicato la vincita il primo aprile e fino al giorno successivo, quando l'ho letto sul giornale, non ci ho creduto. Sono contentissima». Il secondo premio, una collana con diamante, è andato a Filomena Di Giorgio di Palmanova, consegnata da Premoselli, mentre il terzo, un'altra collana con diamanti, è stata vinta da Marta Casarsa di Udine, ricevuta da Cristian Urbano dell'omonima gioielleria di Campoformido, uno degli sponsor. A Ercole Bertoni di Reana, edicolante per quarant'anni, è stato consegnato un computer portatile Hp da Manuela Presello della Dps di Fagagna, pc che, ha confessato Bertoni, è già stato promesso alla nipote. Luisa Tami di Udine, infine, ha vinto un soggiorno di tre giorni al Lux Casinò Hotel Mulino di Buje in Croazia, consegnatole da Tjasa Babic, responsabile marketing della struttura, e Jana Medesi, responsabile del ricevimento. A suggellare i saluti, brindisi e buffet del ristorante Costantini di Tarcento, un altro sponsor del concorso. Anna Buttazzoni
A salutare il successo dell'iniziativa, confermato dalle oltre 40 mila schede compilate e consegnate al Messaggero Veneto, c'erano dunque i cinque lettori super-fortunati grazie all'estrazione finale, il vicedirettore del quotidiano, Giuseppe Ragogna, l'assessore alle attività produttive e al turismo di Tarcento, Andrea Premoselli, gli sponsor e Domenico Mafrici, direttore della filiale di Udine della Manzoni & C., la concessionaria di pubblicità per il Messaggero Veneto. «Abbiamo voluto questa cerimonia – ha detto Ragogna – per ringraziare voi che avete partecipato numerosi al nostro gioco. Il concorso è stato impegnativo, visti i numerosi premi, e quindi un grazie va anche ai molti sponsor, senza i quali non avremmo potuto organizzarlo. L'obiettivo era quello di legare ancor più i lettori al Messaggero Veneto, un quotidiano aperto e attento al Friuli, che offre informazioni puntuali e di qualità. E ci siamo riusciti». I flash dei fotografi e l'emozione dei premiati hanno poi rubato la scena. Il primo premio, un diamante del valore di circa 3 mila euro, è stato consegnato da Ragogna a Silvana Serafini di Buia. Che ha ammesso: «Mi hanno comunicato la vincita il primo aprile e fino al giorno successivo, quando l'ho letto sul giornale, non ci ho creduto. Sono contentissima». Il secondo premio, una collana con diamante, è andato a Filomena Di Giorgio di Palmanova, consegnata da Premoselli, mentre il terzo, un'altra collana con diamanti, è stata vinta da Marta Casarsa di Udine, ricevuta da Cristian Urbano dell'omonima gioielleria di Campoformido, uno degli sponsor. A Ercole Bertoni di Reana, edicolante per quarant'anni, è stato consegnato un computer portatile Hp da Manuela Presello della Dps di Fagagna, pc che, ha confessato Bertoni, è già stato promesso alla nipote. Luisa Tami di Udine, infine, ha vinto un soggiorno di tre giorni al Lux Casinò Hotel Mulino di Buje in Croazia, consegnatole da Tjasa Babic, responsabile marketing della struttura, e Jana Medesi, responsabile del ricevimento. A suggellare i saluti, brindisi e buffet del ristorante Costantini di Tarcento, un altro sponsor del concorso. Anna Buttazzoni
di RENATO D’ARGENIO
MILANO. Apre oggi a Milano il Salone Internazionale del Mobile (chiude lunedì). Sugli oltre 220.000 metri quadrati espositivi del quartiere fieristico di Rho nuovi progetti, nuovi allestimenti, nuovi designer e circa 300 mila visitatori saranno gli ingredienti base di quello che è considerato l’evento principale in assoluto del settore arredo-casa a livello internazionale.
In tutto, le aziende presenti a Milano sono 2.273 – circa 300 in più rispetto all’anno scorso – mentre quelle presenti negli spazi espositivi di Rho sono 1.496. Il resto è all’esterno, nei quartieri del capoluogo meneghino che, ogni anno, in questi giorni, si trasformano in atelier.Il Friuli Venezia Giulia è rappresentato da 122 aziende: 75 della provincia di Udine, 44 da Pordenone e 3 da Gorizia (nessuna da Trieste). Per tutte il Salone è la cartina di tornasole: dopo i numeri negativi di gennaio e febbraio (ordini mediamente in calo del 20%, tra mobili e sedie), dopo i timidi segnali di “ripresa” di marzo e la conferma che qualcosa si sta muovendo nei primi 15 giorni di aprile, ecco che l’appuntamento di Milano dirà se il comparto ha davvero qualche chances di ripresa entro l’anno. Secondo il presidente regionale di Confindustria Fvg, Alessandro Calligaris (che tra l’altro è protagonista al salone con la propria azienda) «le realtà produttive friulane dovranno stringere i denti fino in autunno. L’ottimismo, se lo possiamo definire ottimismo, è fondamentalmente dettato dai risultati che stanno avendo gli sforzi politici, sia a livello mondiale sia locale. Marzo e aprile – continua Calligaris – hanno fatto registrare segni positivi, ma è ancora troppo presto per dire che siamo fuori dalla crisi o che ne stiamo uscendo. Il salone ci aiuterà a capire se qualcosa si muove».Il Salone di Milano è anche un’importante occasione per il comparto della sedia. A Rho ci sono tutte le aziende che realizzano il prodotto finito e più della metà sono del Triangolo. Triangolo che – come indicato un anno fa, al momento della nomina, dal presidente di Promosedia, Matteo Tonon (anche lui presente con lo stand della propria azienda) – vuole lasciare il segno cambiando la propria strategia. Ecco allora che il cuore dell’industria italiana e mondiale della seduta (una filiera di 800 aziende altamente specializzate che immette sul mercato il 30% della produzione di tutto il mondo) si presenta a Milano e sceglie una location speciale e un grande palco: il Naviglio Grande. Una passerella galleggiante sul Naviglio, ospita un’istallazione di sedie rappresentativa della straordinaria capacità produttiva del comparto sediario friulano. Un sistema collettivo di piccole e grandi aziende caratterizzate da un forte mix di competenza artigianale, ricerca progettuale, innovazione tecnologica, affiancate nel loro cammino da designer internazionali per i quali la sedia da sempre rappresenta un magnifico banco di prova.L’evento Floating Chairs è parte di un progetto di marketing territoriale ideato e promosso dalla Camera di Commercio di Udine in partenariato con Promosedia, società consortile di promozione e sviluppo del Distretto della Sedia, la collaborazione dell’Asdi Sedia, l’agenzia per lo Sviluppo del Distretto, ed il supporto della Fondazione Crup. L’istallazione sui Navigli interagisce con la presenza di moltissime aziende friulane (circa 70) al Salone del Mobile - tra cui una importante collettiva Promosedia - per raccontare una storia ed un’identità produttiva unica al mondo.
In tutto, le aziende presenti a Milano sono 2.273 – circa 300 in più rispetto all’anno scorso – mentre quelle presenti negli spazi espositivi di Rho sono 1.496. Il resto è all’esterno, nei quartieri del capoluogo meneghino che, ogni anno, in questi giorni, si trasformano in atelier.Il Friuli Venezia Giulia è rappresentato da 122 aziende: 75 della provincia di Udine, 44 da Pordenone e 3 da Gorizia (nessuna da Trieste). Per tutte il Salone è la cartina di tornasole: dopo i numeri negativi di gennaio e febbraio (ordini mediamente in calo del 20%, tra mobili e sedie), dopo i timidi segnali di “ripresa” di marzo e la conferma che qualcosa si sta muovendo nei primi 15 giorni di aprile, ecco che l’appuntamento di Milano dirà se il comparto ha davvero qualche chances di ripresa entro l’anno. Secondo il presidente regionale di Confindustria Fvg, Alessandro Calligaris (che tra l’altro è protagonista al salone con la propria azienda) «le realtà produttive friulane dovranno stringere i denti fino in autunno. L’ottimismo, se lo possiamo definire ottimismo, è fondamentalmente dettato dai risultati che stanno avendo gli sforzi politici, sia a livello mondiale sia locale. Marzo e aprile – continua Calligaris – hanno fatto registrare segni positivi, ma è ancora troppo presto per dire che siamo fuori dalla crisi o che ne stiamo uscendo. Il salone ci aiuterà a capire se qualcosa si muove».Il Salone di Milano è anche un’importante occasione per il comparto della sedia. A Rho ci sono tutte le aziende che realizzano il prodotto finito e più della metà sono del Triangolo. Triangolo che – come indicato un anno fa, al momento della nomina, dal presidente di Promosedia, Matteo Tonon (anche lui presente con lo stand della propria azienda) – vuole lasciare il segno cambiando la propria strategia. Ecco allora che il cuore dell’industria italiana e mondiale della seduta (una filiera di 800 aziende altamente specializzate che immette sul mercato il 30% della produzione di tutto il mondo) si presenta a Milano e sceglie una location speciale e un grande palco: il Naviglio Grande. Una passerella galleggiante sul Naviglio, ospita un’istallazione di sedie rappresentativa della straordinaria capacità produttiva del comparto sediario friulano. Un sistema collettivo di piccole e grandi aziende caratterizzate da un forte mix di competenza artigianale, ricerca progettuale, innovazione tecnologica, affiancate nel loro cammino da designer internazionali per i quali la sedia da sempre rappresenta un magnifico banco di prova.L’evento Floating Chairs è parte di un progetto di marketing territoriale ideato e promosso dalla Camera di Commercio di Udine in partenariato con Promosedia, società consortile di promozione e sviluppo del Distretto della Sedia, la collaborazione dell’Asdi Sedia, l’agenzia per lo Sviluppo del Distretto, ed il supporto della Fondazione Crup. L’istallazione sui Navigli interagisce con la presenza di moltissime aziende friulane (circa 70) al Salone del Mobile - tra cui una importante collettiva Promosedia - per raccontare una storia ed un’identità produttiva unica al mondo.
Una trentenne in stato confusionale in una casa di via De Rubeis
Udine Il padre, senza più sue notizie, aveva lanciato un Sos al Codacons
L’hanno trovata a letto, in stato confusionale, incapace di rendersi conto di cosa stava succedendo. Attorno a lei una scena inverosimile: tutta la casa invasa da immondizie di ogni tipo, accumulate per terra, sui tavoli, in cucina, sul letto. Ovunque. Una condizione disastrosa segno di un profondo disagio. La donna – una trentenne che vive a Udine in via De Rubeis – è stata salvata grazie all’intervento dei vigili del fuoco, del 118 e della polizia, messi in allarme dal Codacons che ieri mattina aveva a sua volta raccolto dalla Sicilia un disperato Sos dal padre della donna.
Il genitore era infatti preoccupato perchè la figlia da quattro giorni non rispondeva al telefono. Viste le precarie condizioni di salute della donna (che da tempo soffre per stati depressivi, anoressia e altro), ieri il padre ha deciso di rivolgersi al Codacons. L’associazione, infatti, era già a conoscenza del caso drammatico di questa ragazza, giunta a Udine qualche anno fa in fuga dalla sua città. Al suo arrivo in Friuli pesava solo 25 chili.Il volontario del Codacons ha chiamato immediatamente il 113 e al 118, ma per trarre in salvo la donna in via De Rubeis sono dovuti intervenire i vigili del fuoco: hanno rotto una finestra e hanno trovato la donna a letto. Non si era nemmeno accorta dell’arrivo dei pompieri, né del rumore del vetro infranto.«Una situazione di inimmaginabile degrado ed emarginazione – racconta il Codacons – ; a questa ragazza è stato tolto il gas perché le bollette non venivano pagate, nel corrodoio ha un fornelletto elettrico per cucinare, i lavandini sono pieni di rifiuti. Considerati i suoi gravi problemi di salute abbiamo temuto il peggio». Per consentire ai vigili del fuoco di operare, via De Rubeis è stata ieri bloccata per una ventina di minuti.Il Codacons dice anche che la donna, portata al pronto soccorso, è addirittura scappata dall’ospedale, «come aveva fatto già altre volte», per evitare il ricovero.Il volontario del Codacons l’ha rintracciata e accompagnata d’urgenza ai servizi sociali del Comune. Per un paio di notti la ragazza sarà ospitata in una pensione, in attesa di approntare un piano di recupero.L’importante, sottolinea il Codacons, è che non resti più sola: «Era quasi emozionata quando i servizi sociali si sono impegnati a darle una mano – riferisce il volontario – . Ora sta reagendo bene e finalmente ha accettato di firmare le carte che consentiranno al Codacons di procurarle un amministratore di sostegno che si prenda a cuore il suo caso». L’associazione lancia un appello ad avvocati o commercialisti: chiunque si renda disponibile da subito per accettare l’incarico può telefonare allo 0432 403872.
Il genitore era infatti preoccupato perchè la figlia da quattro giorni non rispondeva al telefono. Viste le precarie condizioni di salute della donna (che da tempo soffre per stati depressivi, anoressia e altro), ieri il padre ha deciso di rivolgersi al Codacons. L’associazione, infatti, era già a conoscenza del caso drammatico di questa ragazza, giunta a Udine qualche anno fa in fuga dalla sua città. Al suo arrivo in Friuli pesava solo 25 chili.Il volontario del Codacons ha chiamato immediatamente il 113 e al 118, ma per trarre in salvo la donna in via De Rubeis sono dovuti intervenire i vigili del fuoco: hanno rotto una finestra e hanno trovato la donna a letto. Non si era nemmeno accorta dell’arrivo dei pompieri, né del rumore del vetro infranto.«Una situazione di inimmaginabile degrado ed emarginazione – racconta il Codacons – ; a questa ragazza è stato tolto il gas perché le bollette non venivano pagate, nel corrodoio ha un fornelletto elettrico per cucinare, i lavandini sono pieni di rifiuti. Considerati i suoi gravi problemi di salute abbiamo temuto il peggio». Per consentire ai vigili del fuoco di operare, via De Rubeis è stata ieri bloccata per una ventina di minuti.Il Codacons dice anche che la donna, portata al pronto soccorso, è addirittura scappata dall’ospedale, «come aveva fatto già altre volte», per evitare il ricovero.Il volontario del Codacons l’ha rintracciata e accompagnata d’urgenza ai servizi sociali del Comune. Per un paio di notti la ragazza sarà ospitata in una pensione, in attesa di approntare un piano di recupero.L’importante, sottolinea il Codacons, è che non resti più sola: «Era quasi emozionata quando i servizi sociali si sono impegnati a darle una mano – riferisce il volontario – . Ora sta reagendo bene e finalmente ha accettato di firmare le carte che consentiranno al Codacons di procurarle un amministratore di sostegno che si prenda a cuore il suo caso». L’associazione lancia un appello ad avvocati o commercialisti: chiunque si renda disponibile da subito per accettare l’incarico può telefonare allo 0432 403872.
Individuati il presunto autore del furto e il ricettatore. Recuperati i 22 pezzi rari
Udine Risolto a tempo di record il colpo nel museo grazie al sistema di sicurezza con telecamere
di MAURIZIO CESCON
L’AZIONE
L’AZIONE
Il furto, secondo quanto gli inquirenti hanno desunto dalle immagini delle telecamere di sorveglianza, è stato commesso nella serata di sabato 18 aprile, poco prima della chiusura. La sala presa di mira non era aperta ai visitatori.
L’OBIETTIVO
L’OBIETTIVO
Oggetto delle mire dei ladri sono state 22 monete antiche coniate da zecche toscane tra il XVI e il XVIII secolo. Sono di proprietà del Comune di Udine e sono catalogate alla soprintendenza. Il loro valore può raggiungere anche 25 mila euro.
Risolto in poche ore il giallo del furto di monete antiche in castello. Nella tarda serata di ieri sono state individuate due persone: il presunto ladro, un ex dipendente dei civici musei che pare sia stato riconosciuto dallo stesso direttore Maurizio Buora dopo la visione dei filmati delle telecamere di sicurezza, e un ricettatore nella casa del quale, in città, sono stati ritrovati tutti i 22 pezzi della collezione.
E’ stata una giornata di indagini frenetiche quella coordinata dalla Pm di turno della Procura, Viviana Del Tedesco, e condotta sul campo dai carabinieri del Norm e della stazione di Udine. Ma piano piano le tessere del puzzle si sono incastrate e in serata è stato possibile tirare le prime somme. La pietra miliare dell’inchiesta è stata l’individuazione di colui che sarebbe l’autore materiale del furto. Quando gli inquirenti hanno deciso di visionare i filmati delle telecamere di sicurezza interne del castello, il direttore Maurizio Buora (nella foto) avrebbe riconosciuto un uomo aggirarsi nella stanza dove c’era la collezione di monete rare e quest’uomo sarebbe stato proprio un ex dipendente del museo. A quel punto, dopo i necessari riscontri, gli inquirenti sono andati a casa dell’uomo e gli avrebbero fatto alcune domande. Nella perquisizione dell’abitazione non sono state trovate le monete trafugate, ma un elemento ha dato il via alla seconda parte dell’indagine. E’ stato infatti trovato, appuntato in un foglietto, un numero di telefono. L’ex dipendente del museo, a quel punto, avrebbe cominciato a parlare e a confermare che quel numero di telefono apparteneva al complice, vale a dire al ricettatore che aveva il compito di piazzare la merce nel mercato dei collezionisti e della numismatica. Per gli inquirenti poi è stato semplice piombare nell’appartamento della seconda persona: in pochi minuti sono state trovate tutte le monete, che per fortuna non avevano ancora preso il volo, visto che il loro valore, data l’origine e l’epoca (zecche della Toscana tra il 1500 e il 1700) può raggiungere anche i 25 mila euro. Il presunto ricettatore era in possesso anche di altri oggetti di antiquariato dei quali gli inquirenti stanno accertando la provenienza. L’uomo è stato interrogato durante la notte, maggiori particolari su quanto è avvenuto negli augusti saloni del castello di Udine si saprà già quest’oggi, dopo gli approfondimenti del caso. Nella notte il Pm stava valutando l’opportunità di effettuare i fermi delle due persone individuate.Dietro questo furto potrebbe esservi una vera e propria organizzazione dedita alle razzie di opere d’arte. Decisivo, per la soluzione del caso in tempi così celeri, l’apporto del sistema di videosorveglianza interno al castello. I malviventi avevano studiato i dettagli del colpo, ma non avevano fatto i conti con l’occhio elettronico e con l’intuizione del direttore Buora che da una sagoma è riuscito a dare agli inquirenti elementi per cristallizzare un nome. Così le monete del castello sono state salvate.
Risolto in poche ore il giallo del furto di monete antiche in castello. Nella tarda serata di ieri sono state individuate due persone: il presunto ladro, un ex dipendente dei civici musei che pare sia stato riconosciuto dallo stesso direttore Maurizio Buora dopo la visione dei filmati delle telecamere di sicurezza, e un ricettatore nella casa del quale, in città, sono stati ritrovati tutti i 22 pezzi della collezione.
E’ stata una giornata di indagini frenetiche quella coordinata dalla Pm di turno della Procura, Viviana Del Tedesco, e condotta sul campo dai carabinieri del Norm e della stazione di Udine. Ma piano piano le tessere del puzzle si sono incastrate e in serata è stato possibile tirare le prime somme. La pietra miliare dell’inchiesta è stata l’individuazione di colui che sarebbe l’autore materiale del furto. Quando gli inquirenti hanno deciso di visionare i filmati delle telecamere di sicurezza interne del castello, il direttore Maurizio Buora (nella foto) avrebbe riconosciuto un uomo aggirarsi nella stanza dove c’era la collezione di monete rare e quest’uomo sarebbe stato proprio un ex dipendente del museo. A quel punto, dopo i necessari riscontri, gli inquirenti sono andati a casa dell’uomo e gli avrebbero fatto alcune domande. Nella perquisizione dell’abitazione non sono state trovate le monete trafugate, ma un elemento ha dato il via alla seconda parte dell’indagine. E’ stato infatti trovato, appuntato in un foglietto, un numero di telefono. L’ex dipendente del museo, a quel punto, avrebbe cominciato a parlare e a confermare che quel numero di telefono apparteneva al complice, vale a dire al ricettatore che aveva il compito di piazzare la merce nel mercato dei collezionisti e della numismatica. Per gli inquirenti poi è stato semplice piombare nell’appartamento della seconda persona: in pochi minuti sono state trovate tutte le monete, che per fortuna non avevano ancora preso il volo, visto che il loro valore, data l’origine e l’epoca (zecche della Toscana tra il 1500 e il 1700) può raggiungere anche i 25 mila euro. Il presunto ricettatore era in possesso anche di altri oggetti di antiquariato dei quali gli inquirenti stanno accertando la provenienza. L’uomo è stato interrogato durante la notte, maggiori particolari su quanto è avvenuto negli augusti saloni del castello di Udine si saprà già quest’oggi, dopo gli approfondimenti del caso. Nella notte il Pm stava valutando l’opportunità di effettuare i fermi delle due persone individuate.Dietro questo furto potrebbe esservi una vera e propria organizzazione dedita alle razzie di opere d’arte. Decisivo, per la soluzione del caso in tempi così celeri, l’apporto del sistema di videosorveglianza interno al castello. I malviventi avevano studiato i dettagli del colpo, ma non avevano fatto i conti con l’occhio elettronico e con l’intuizione del direttore Buora che da una sagoma è riuscito a dare agli inquirenti elementi per cristallizzare un nome. Così le monete del castello sono state salvate.
di DOMENICO PECILE
UDINE. Walter Veltroni ha incoronato ieri a Udine Debora Serracchiani candidata alle europee nel corso del convegno “Oltre la crisi-Uguaglianza e democrazia nello sviluppo”. «Penso – ha dichiarato Veltroni parlando della candidatura – che sia una scelta importante per il Pd, ma anche per il Paese che ha bisogno di energie fresche. Debora ha le caratteristiche di apertura, di rigore e al tempo stesso di intelligenza politica e freschezza intellettuale delle quali la politica italiana ha assoluto bisogno. Lo ripeto è una buona scelta per il Pd, ma soprattutto per il Paese se ci sarà un a parlamentare europea come Debora tutti ne trarremo vantaggio». Secondo Veltroni, insomma, «questa volta ci sono le condizioni per il Friuli Venezia Giulia possa avere una parlamentare e spero che questa cosa vada in porto nell’interesse di tutti». ha ricordato che si tratta di una candidatura nata soprattutto dalla base: ci sono dei giovani talenti e delle risorse nel Pd che devono emergere è il nuovo gruppo dirigente che deve farsi strada perché sono quelli che sono più convintamente democratici cioè più convintamente espressione non di culture preesistente ma di vera cultura democratica.Immediata la replica di un’emozionatissima Serracchiani («Un mese fa non avrei mai immaginato che avrei dovuto accompagnare in auto Walter Veltroni», dirà al termine del convegni prima di accomiatarsi dal lungo, caloro appluso riservatole dal pubblico presente dove spiccava l’assenza della nomenkltura del partito). «Sono molto contenta – è stata la sua replica – perché vuol dire che il partito ha colto il segnale che c’è voglia di rinnovamento». Serracchiani ha anche gioito per il suo terzo posto in lista.E prima di partecipare all’incontro pubblico Veltroni aveva incontrato il sindaco di Udine, Furio Honsell, sottolineando l’importanza della sua esperienza. «Un sindaco che proviene dalla società civile - aveva affermato – e che sa interpretare al meglio le esigenze della sua città». Da parte sua Honsell si è definito un amministratore accerchiato: «Ci stanno avvelenando i pozzi».Quanto ai contenuti del suo intervento Veltroni ha indicato nella politica dell’integrazione, nella lotta alla povertà, nella tutela dell’ambiente e nella cultura della solidarietà i pilastri sui quali si basa l'azione politica del Pd. «Dalla destra – ha aggiunto – ci divide appunto la cultura dell’integrazione. Per loro l’individuo è tutto, e l’altro è sempre un nemico; per noi invece prevale l’idea dell’accoglienza, dell’integrazione e del rispetto delle regole. Solo così riusciremo a governare i flussi immigratori, che come tutti vedono, sono inarrestabili e il Governo di centrodestra non può certo bloccarli».Parlando della lotta alla povertà, Veltroni ha auspicato a livello nazionale un patto tra produttori, a livello internazionale un nuovo governo mondiale che possa diminuire i divari di ricchezza tra il Sud e il Nord del mondo. Anche noi – ha aggiunto – siamo stati emigranti. Abbiamo smesso di andare all’estero quando abbiamo trovato lavoro qui e siamo diventati una società opulenta».Ieri, intanto, è stata resa nota l’intera lista del Pd alle euopee nel Nordest. Dopo Luigi Berlinguer, Salvatore Caronna, la Serracchiani ci sono Gabriel Frigato, coordinatore provinciale di Rovigo, al numero quattro e il fratello dell’ex premier, Vittorio Prodi, al numero cinque. Parlamentare uscente, è uno dei favoriti. Al sesto posto il Pd schiera nel Nordest una sindacalista della funzione pubblica della Cgil, la veneta Saba Aluisio, a seguire al settimo e ottavo ci sono il consigliere regionale del Veneto Franco Frigo e un’imprenditrice sempre veneta, Simona Castellarin. Gli ultimi cinque candidati sono un docente di filosofia dell’università di Trento, Michele Nicoletti, l’assessore comunale veneto Laura Fincato, l’ex parlamentare europeo nelle liste del Pci e del Pds Luciano Vecchi, una consulente sulle tematiche delle pari opportunità, Natalia Maranotti, e il sindaco di Montebelluna Laura Puppato.
ARTA
ARTA TERME. Preoccupa ad Arta Terme la situazione di stallo della gestione delle terme: a rischio una cinquantina di posti di lavoro e la stagione turistica estiva per gli operatori turistici del centro termale della Carnia. Oggi il sindaco Marlino Peresson avrà un incontro, a Udine, con la Regione per cercare la soluzione più vantaggiosa per tutti e per dare finalmente inizio all’attività.
La stagione termale avrebbe dovuto cominciare il 10 aprile, ma, come aveva sostenuto Anna Zimbelli, responsabile della IntTer, società che gestisce le terme di proprietà comunale, l’apertura avrebbe dovuto essere prorogata per una decina di giorni “per motivi tecnici.” Apertura che appare ancora incerta, ma si punta ad cominciarla per il mese di maggio, per non compromettere la stagione estiva e per non avere ulteriori danni d’immagine. «Abbiamo già avuto delle disdette - afferma Giovanni Battista Gardel, albergatore e già sindaco del paese. - Clientela che aveva prenotato per le cure termali per aprile ha disdetto i soggiorni in quanto non sono ancora funzionanti tutti gli impianti».Alle terme infatti ora è possibile accedere solamente ai reparti di estetica, benessere e di fisioterapia. Mentre oggi gli amministratori comunali e regionali decideranno come intervenire per salvare la stagione, per domani è previsto un incontro con i dipendenti delle terme, sia con quelli assunti in pianta stabile, una dozzina circa, sia quelli stagionali che supererebbero la trentina di addetti.La crisi nasce dal mancato pagamento di alcuni canoni d’affitto al comune, a fronte dei quali esiste una polizza fideiussoria a favore dell’ente pubblico. Ma la società gestrice delle terme rivendica danni subiti per oltre un milione di euro in quanto non ha potuto sinora usufruire del completo impianto termale, parte del quale è ancora da costruire o non agibile. Da qui una ridda di possibili soluzioni, avanzate dall’ex sindaco Gianni Somma, dal Comune e dagli operatori alberghieri, che vedrebbero tutte l’estromissione della IntTer dalla gestione, ma non vi è convergenza sulla tempistica. Mentre Somma chiede una nuova gestione da subito, anche se il contratto con la IntTer scade nel 2015, per affidarla ad un altro imprenditore locale, Gardel si dice disponibile da subito, con una cordata di colleghi albergatori, mentre la minoranza consigliare, con Guido Della Schiava, Cristian Scarabelli e Luigi Gonano si dissocia da Somma e chiede una gestione tampone da parte della stessa IntTer sino a fine stagione. Soluzione questa sostenuta anche dal sindaco Peresson, alla quale si assocerebbero, per il futuro, anche gli albergatori.Gino Grillo
La stagione termale avrebbe dovuto cominciare il 10 aprile, ma, come aveva sostenuto Anna Zimbelli, responsabile della IntTer, società che gestisce le terme di proprietà comunale, l’apertura avrebbe dovuto essere prorogata per una decina di giorni “per motivi tecnici.” Apertura che appare ancora incerta, ma si punta ad cominciarla per il mese di maggio, per non compromettere la stagione estiva e per non avere ulteriori danni d’immagine. «Abbiamo già avuto delle disdette - afferma Giovanni Battista Gardel, albergatore e già sindaco del paese. - Clientela che aveva prenotato per le cure termali per aprile ha disdetto i soggiorni in quanto non sono ancora funzionanti tutti gli impianti».Alle terme infatti ora è possibile accedere solamente ai reparti di estetica, benessere e di fisioterapia. Mentre oggi gli amministratori comunali e regionali decideranno come intervenire per salvare la stagione, per domani è previsto un incontro con i dipendenti delle terme, sia con quelli assunti in pianta stabile, una dozzina circa, sia quelli stagionali che supererebbero la trentina di addetti.La crisi nasce dal mancato pagamento di alcuni canoni d’affitto al comune, a fronte dei quali esiste una polizza fideiussoria a favore dell’ente pubblico. Ma la società gestrice delle terme rivendica danni subiti per oltre un milione di euro in quanto non ha potuto sinora usufruire del completo impianto termale, parte del quale è ancora da costruire o non agibile. Da qui una ridda di possibili soluzioni, avanzate dall’ex sindaco Gianni Somma, dal Comune e dagli operatori alberghieri, che vedrebbero tutte l’estromissione della IntTer dalla gestione, ma non vi è convergenza sulla tempistica. Mentre Somma chiede una nuova gestione da subito, anche se il contratto con la IntTer scade nel 2015, per affidarla ad un altro imprenditore locale, Gardel si dice disponibile da subito, con una cordata di colleghi albergatori, mentre la minoranza consigliare, con Guido Della Schiava, Cristian Scarabelli e Luigi Gonano si dissocia da Somma e chiede una gestione tampone da parte della stessa IntTer sino a fine stagione. Soluzione questa sostenuta anche dal sindaco Peresson, alla quale si assocerebbero, per il futuro, anche gli albergatori.Gino Grillo
HINTERLAND
di GIACOMINA PELLIZZARI
UDINE. Oggi il ministro per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola, potrebbe convocare il tavolo sulla crisi Safilo. Lo auspicano gli 800 lavoratori che da settimane presidiano gli stabilimenti di Martignacco e di Precenicco, lo auspicano i sindacalisti che il 29 aprile torneranno a sedere al tavolo con il vertice aziendale. Stamattina, infatti, il vicepresidente della giunta regionale e assessore alle Attività industriali, Luca Ciriani, vola dal ministro a Roma.«Aspettiamo la risposta di Ciriani» ripetono i sindacalisti sempre più convinti che la risposta alla crisi può e deve arrivare dal tavolo nazionale. Anche perché sulla base di quella risposta Cgil, Cisl e Uil presenteranno le loro proposte alla proprietà. Gli occhi, insomma, restano puntati su Ciriani che, anche nell’incontro organizzato nel palazzo della Regione con tutti i protagonisti della crisi Safilo, ha ribadito la necessità di costringere le banche che utilizzano i Tremonti bond a rinegoziare il debito con le aziende in crisi come la Safilo. La Regione, inoltre, pur di salvare i posti di lavoro in Friuli, è pronta a mettere a disposizione della famiglia Tabacchi tutti gli strumenti che ha a disposizione: da Friulia al Mediocredito, dal Frie alla Legge sull’innovazione per la creazione di spin-off. Strumenti, questi, che anche il governatore del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, tornerà a “offrire” alla famiglia Tabacchi, azionista di riferimento della Safilo group spa.Nel frattempo la Safilo smentisce le voci che davano la Luxottica interessata al salvataggio del gruppo. Nella stessa nota conferma, invece, «che sono allo studio diverse iniziative per il rafforzamento patrimoniale di Safilo group spa con l’obiettivo di ottenere nuovi mezzi finanziari per il Gruppo». Secondo indiscrezioni, infatti, le offerte dei fondi d’investimento per la ristrutturazione dell’azienda sarebbero attese per il 22 maggio.I confronti vanno avanti anche all’interno del sindacato visto che la Cgil sta cercando di ricucire lo strappo con i colleghi veneti. Questo sarà l’obiettivo del rarappresentante nazionale che venerdì arriverà a Mestre da Roma.
CULTURA
di MICHELE MELONI TESSITORI
La crisi economica generata dal crac finanziario, la paura dilatata nell’insicurezza planetaria, il ricorso alle radici e alla memoria per non affondare, per orientarsi, ripensare il futuro e per avvicinare i popoli con un nuovo modello di cittadinanza. Queste l’analisi, la riflessione e la proposta che caratterizzeranno la quinta edizione di vicino/lontano, piú di un festival culturale, un osservatorio sulla contemporaneità che dal 7 al 10 maggio solleciterà Udine con settanta tra incontri, dibattiti, mostre e proiezioni incentrati proprio sulla complessità del mondo insidiato e stimolato dalla dimensione globale.A presentarlo, ieri, nell’inattesa, splendida cornice di palazzo Strassoldo Mantica, in via Vittorio Veneto 20, messa a disposizione dall’Unicredit (grande sostenitrice dell’evento), tutti i promotori: dagli ideatori della rassegna, con il presidente Paolo Cerutti, ai rappresentanti istituzionali di Regione, Comune e università. Mentre Angela Terzani, la vedova del grande reporter-filosofo, sarà a Udine per l’avvio della manifestazione e la sera del 9 maggio, al teatro Nuovo, consegnerà il premio intitolato al marito, momento culmine di tutta la manifestazione. Quest’anno il Terzani è stato assegnato allo scrittore e giornalista pachistano Ahmed Rashid, per il suo libro Caos Asia. Il fallimento occidentale nella polveriera del mondo, edito da Feltrinelli.Fedele all’impegno di vicino/lontano, Cerutti ha aperto la presentazione con un riferimento diretto alla crisi economica e finanziaria, ma lo ha fatto per ringraziare chi «in un momento tanto difficile, continua con lungimiranza a sostenere la cultura»: Regione, Comune e l’Unicredit che - ha ricordato - copre oltre il 40% delle risorse a sostegno di v/l. Cerutti ha anche espresso compiacimento per l’alto patronato concesso dal presidente della Repubblica e per il fatto che il festival è ormai accreditato come una delle trenta principali manifestazioni culturali d’Italia.Riflettori sulle incertezze. «In tempi di incertezze ben vengano manifestazioni come questa che tentano di dare risposte», ha detto l’assessore regionale alla Cultura, Roberto Molinaro, confermando l’appoggio della giunta Tondo a v/l e sgombrando il campo da timori e illazioni. Tanto piú «se si punta a fare di Udine una protagonista e si promuove la discussione sul suo polo culturale». Tanto piú se si accompagna l’azione regionale, su mandato del Governo, di apertura all’Est con la sezione-laboratorio sul Centro-Europa: «Se prima dell’economia arriva la cultura, le cose vanno meglio».Cultura per la ripresa. «Un grande festival aperto ai problemi del nostro tempo», ha detto l’assessore comunale Luigi Reitani sottolineando che «v/l è mosso da un’idea vitale per la nostra società, quella di considerare vicine le cose apparentemente lontane e di osservare con uno sguardo critico ciò che ci è vicino e perciò ci sembra piú comprensibile. Solo la distanza critica consente l’approfondimento». L’esponente della giunta Honsell ha poi segnalato la perfetta comunanza di visione strategica con il festival circa l’impegno «a valorizzare luoghi storico-artistici della città, come questa splendida sala di palazzo Strassoldo-Mantica». Reitani ha anche condiviso «l’idea vincente della collaborazione tra enti, istituzioni e soggetti culturali del territorio» e la sinergia «tra cultura e impresa. Non ci può essere - ha sottolineato - un nuovo modello di sviluppo senza una riflessione culturale; si esce dalla crisi, specie in realtà come la nostra, solo se si punta sull’idea dell’innovazione e se si ha coraggio di investire nella cultura che deve essere il volano della ripresa economica». Di qui il plauso al confronto che vicino/lontano animerà il 10 maggio in Castello «sul polo culturale udinese. Udine - ha evidenziato Reitani - è arrivata a uno snodo strategico in cui vanno chiarite le prospettive, soprattutto le possibilità di gestire nuovi spazi in un rapporto rinnovato tra soggetti culturali e istituzioni pubbliche».Una risposta ai conflitti. «In un contesto difficile anche per le banche, impegnate nell’azione di contenimento dei costi, riconfermiamo il nostro sostegno a questa iniziativa», ha detto Ferruccio Cazzanelli in rappresentanza di Unicredit Group. Lo richiede il rispetto della tradizione ereditata dalle casse di risparmio, da sempre vicine all’iniziativa privata coraggiosa e lungimirante – ha spiegato –; lo suggerisce l’urgenza di un dialogo e confronto a tutti i livelli «sulle identità e sulle differenze nel tempo di conflitti che sembrano lontani, in realtà anche le crisi sono conflitti»; lo consiglia il fatto che «guardare a Centro-Est è un impegno che vede già Unicredit a fianco della Regione» come banca nata dall’unione tra istituti austriaci, tedeschi, italiani che oggi «opera là dove le imprese del Nord-Est sviluppano il loro business». Ma dietro lo sforzo di Unicredit per v/l «c’è anche una ragione, appunto, di vicinanza con il territorio - ha concluso Cazzanelli -: vogliamo rinsaldare i legami e contribuire alla crescita». E ha proposto a Cerutti di entrare nel comitato territoriale della banca per favorire il confronto tra imprenditoria e cultura.Laboratorio per l’Est. «Udine, per collocazione geopolitica, è davvero un luogo propizio per approfondire la conoscenza e favorire una migliore intesa che prelude a piú intensi rapporti economici» ha detto il professor Giorgo Ziffer, che rappresentava l’università. C’è dunque un comune interesse, da parte delle istituzioni, a valorizzare questo polo. Il contributo dell’ateneo quest’anno si rafforza con l’apertura del Laboratorio sull’Europa centro - orientale «che promuoverà la conoscenza di uno spazio geografico e culturale abbastanza vicino eppure sconosciuto, nonostante i forti vincoli culturali ed economici». Un laboratorio destinato ad allargare la prospettiva per meglio comprendere realtà come la Bulgaria, la Serbia, la Bosnia e perfino la vicina Slovenia «entità a volte quasi misteriosa per tanti».Volontari per nuove idee. «Quest’anno ci muoveremo sul terreno economico-finanziario e affronteremo le paure diffuse, l’insicurezza planetaria», ha detto Franca Rigoni, vicepresidente di v/l, inoltrandosi nel programma della quinta edizione. Saranno messi a confronto il declino del capitalismo americano e di quello cinese, si farà luce «sulla madre delle crisi finanziarie, la grande truffa Madoff». Con il consueto corredo di confronti e testimonianze e archivi si cercherà di fornire un orientamento della memoria e delle radici «per ripensare il futuro e ritrovare uno sguardo lungo che trasmetta nuove idee e delinei un modello di cittadinanza per la convivenza», compito quest’ultimo affidato all’esperienza di Lucio Caracciolo e della rivista Limes, ma anche al vincitore del premio Terzani, lo scrittore pachistano Ahmed Rashid. Un modo - ha concluso la Rigoni - per continuare «a registare il tempo reale», come v/l ha saputo fare «in soli cinque anni» e radicarsi sul territorio, come testimoniano i «cento volontari, di tutte le età» cui gli organizzatori hanno detto anticipatamente grazie ieri «perché ci danno la speranza di far nascere nuove idee».
La crisi economica generata dal crac finanziario, la paura dilatata nell’insicurezza planetaria, il ricorso alle radici e alla memoria per non affondare, per orientarsi, ripensare il futuro e per avvicinare i popoli con un nuovo modello di cittadinanza. Queste l’analisi, la riflessione e la proposta che caratterizzeranno la quinta edizione di vicino/lontano, piú di un festival culturale, un osservatorio sulla contemporaneità che dal 7 al 10 maggio solleciterà Udine con settanta tra incontri, dibattiti, mostre e proiezioni incentrati proprio sulla complessità del mondo insidiato e stimolato dalla dimensione globale.A presentarlo, ieri, nell’inattesa, splendida cornice di palazzo Strassoldo Mantica, in via Vittorio Veneto 20, messa a disposizione dall’Unicredit (grande sostenitrice dell’evento), tutti i promotori: dagli ideatori della rassegna, con il presidente Paolo Cerutti, ai rappresentanti istituzionali di Regione, Comune e università. Mentre Angela Terzani, la vedova del grande reporter-filosofo, sarà a Udine per l’avvio della manifestazione e la sera del 9 maggio, al teatro Nuovo, consegnerà il premio intitolato al marito, momento culmine di tutta la manifestazione. Quest’anno il Terzani è stato assegnato allo scrittore e giornalista pachistano Ahmed Rashid, per il suo libro Caos Asia. Il fallimento occidentale nella polveriera del mondo, edito da Feltrinelli.Fedele all’impegno di vicino/lontano, Cerutti ha aperto la presentazione con un riferimento diretto alla crisi economica e finanziaria, ma lo ha fatto per ringraziare chi «in un momento tanto difficile, continua con lungimiranza a sostenere la cultura»: Regione, Comune e l’Unicredit che - ha ricordato - copre oltre il 40% delle risorse a sostegno di v/l. Cerutti ha anche espresso compiacimento per l’alto patronato concesso dal presidente della Repubblica e per il fatto che il festival è ormai accreditato come una delle trenta principali manifestazioni culturali d’Italia.Riflettori sulle incertezze. «In tempi di incertezze ben vengano manifestazioni come questa che tentano di dare risposte», ha detto l’assessore regionale alla Cultura, Roberto Molinaro, confermando l’appoggio della giunta Tondo a v/l e sgombrando il campo da timori e illazioni. Tanto piú «se si punta a fare di Udine una protagonista e si promuove la discussione sul suo polo culturale». Tanto piú se si accompagna l’azione regionale, su mandato del Governo, di apertura all’Est con la sezione-laboratorio sul Centro-Europa: «Se prima dell’economia arriva la cultura, le cose vanno meglio».Cultura per la ripresa. «Un grande festival aperto ai problemi del nostro tempo», ha detto l’assessore comunale Luigi Reitani sottolineando che «v/l è mosso da un’idea vitale per la nostra società, quella di considerare vicine le cose apparentemente lontane e di osservare con uno sguardo critico ciò che ci è vicino e perciò ci sembra piú comprensibile. Solo la distanza critica consente l’approfondimento». L’esponente della giunta Honsell ha poi segnalato la perfetta comunanza di visione strategica con il festival circa l’impegno «a valorizzare luoghi storico-artistici della città, come questa splendida sala di palazzo Strassoldo-Mantica». Reitani ha anche condiviso «l’idea vincente della collaborazione tra enti, istituzioni e soggetti culturali del territorio» e la sinergia «tra cultura e impresa. Non ci può essere - ha sottolineato - un nuovo modello di sviluppo senza una riflessione culturale; si esce dalla crisi, specie in realtà come la nostra, solo se si punta sull’idea dell’innovazione e se si ha coraggio di investire nella cultura che deve essere il volano della ripresa economica». Di qui il plauso al confronto che vicino/lontano animerà il 10 maggio in Castello «sul polo culturale udinese. Udine - ha evidenziato Reitani - è arrivata a uno snodo strategico in cui vanno chiarite le prospettive, soprattutto le possibilità di gestire nuovi spazi in un rapporto rinnovato tra soggetti culturali e istituzioni pubbliche».Una risposta ai conflitti. «In un contesto difficile anche per le banche, impegnate nell’azione di contenimento dei costi, riconfermiamo il nostro sostegno a questa iniziativa», ha detto Ferruccio Cazzanelli in rappresentanza di Unicredit Group. Lo richiede il rispetto della tradizione ereditata dalle casse di risparmio, da sempre vicine all’iniziativa privata coraggiosa e lungimirante – ha spiegato –; lo suggerisce l’urgenza di un dialogo e confronto a tutti i livelli «sulle identità e sulle differenze nel tempo di conflitti che sembrano lontani, in realtà anche le crisi sono conflitti»; lo consiglia il fatto che «guardare a Centro-Est è un impegno che vede già Unicredit a fianco della Regione» come banca nata dall’unione tra istituti austriaci, tedeschi, italiani che oggi «opera là dove le imprese del Nord-Est sviluppano il loro business». Ma dietro lo sforzo di Unicredit per v/l «c’è anche una ragione, appunto, di vicinanza con il territorio - ha concluso Cazzanelli -: vogliamo rinsaldare i legami e contribuire alla crescita». E ha proposto a Cerutti di entrare nel comitato territoriale della banca per favorire il confronto tra imprenditoria e cultura.Laboratorio per l’Est. «Udine, per collocazione geopolitica, è davvero un luogo propizio per approfondire la conoscenza e favorire una migliore intesa che prelude a piú intensi rapporti economici» ha detto il professor Giorgo Ziffer, che rappresentava l’università. C’è dunque un comune interesse, da parte delle istituzioni, a valorizzare questo polo. Il contributo dell’ateneo quest’anno si rafforza con l’apertura del Laboratorio sull’Europa centro - orientale «che promuoverà la conoscenza di uno spazio geografico e culturale abbastanza vicino eppure sconosciuto, nonostante i forti vincoli culturali ed economici». Un laboratorio destinato ad allargare la prospettiva per meglio comprendere realtà come la Bulgaria, la Serbia, la Bosnia e perfino la vicina Slovenia «entità a volte quasi misteriosa per tanti».Volontari per nuove idee. «Quest’anno ci muoveremo sul terreno economico-finanziario e affronteremo le paure diffuse, l’insicurezza planetaria», ha detto Franca Rigoni, vicepresidente di v/l, inoltrandosi nel programma della quinta edizione. Saranno messi a confronto il declino del capitalismo americano e di quello cinese, si farà luce «sulla madre delle crisi finanziarie, la grande truffa Madoff». Con il consueto corredo di confronti e testimonianze e archivi si cercherà di fornire un orientamento della memoria e delle radici «per ripensare il futuro e ritrovare uno sguardo lungo che trasmetta nuove idee e delinei un modello di cittadinanza per la convivenza», compito quest’ultimo affidato all’esperienza di Lucio Caracciolo e della rivista Limes, ma anche al vincitore del premio Terzani, lo scrittore pachistano Ahmed Rashid. Un modo - ha concluso la Rigoni - per continuare «a registare il tempo reale», come v/l ha saputo fare «in soli cinque anni» e radicarsi sul territorio, come testimoniano i «cento volontari, di tutte le età» cui gli organizzatori hanno detto anticipatamente grazie ieri «perché ci danno la speranza di far nascere nuove idee».
CARLINO
CARLINO. Lunedì sera, in un concitato e affollatissimo consiglio comunale, è stato adottato il controverso Piano particolareggiato di iniziativa privata (presenti anche i coproprietari dei terreni in questione) che permetterà l’insediamento di nuove attività artigianali e di piccola industria nella zona 2D: tra queste, anche il laminatoio al centro delle recenti polemiche politiche.
Compatto il dissenso dell’opposizione, che aveva distribuito casa per casa un volantino. La maggioranza invece ha nuovamente vacillato davanti all’astensione del gruppo che fa capo al consigliere Buda, «discorde con l’iter procedurale e non sufficientemente informativo del Pac», come ha dichiarato l’esponente. Al centro delle polemiche, il nuovo piano per l’insediamento di nuove aziende e piccole industrie. «Il Pac - ha detto la maggioranza - è la semplice infrastrutturazione urbanistica di un area già potenzialmente destinata ad artigiano - piccolo industriale nel piano struttura del Prgc del 1998 e successivamente solo implementata tale con la variante numero 8 del 2008».«Certo, nelle intenzioni della Tecnosider srl c'è l’impianto di un piccolo laminatoio - ha ammesso il primo cittadino - ma solo qualora un simile progetto venisse ufficialmente depositato si potrebbe iniziare a valutarne l’idoneità, fermo restando che, come qualsiasi altra costruzione dovrebbe essere sottoposto a procedura di Via, oltre a rispettare i vincoli (escluse alcune le tipologie nocive) e altee riserve amministrative aggiunte nel Pac a tutela della piena compatibilità ambientale delle future localizzazioni».Nonostante le assicurazione, rimarcando l'investimento privato e i suoi unici interessi propositivi, la minoranza ha avanzato la richiesta di rimediare alla mancata assoggezione del piano alla Vas (la valutazione ambientale strategica) con una nuova delibera. Ma il sindaco ha bocciato la proposta: «Le attività del Pac, così normate, non producono effetti significativi sull'ambiente tali da rendere necessaria una simile valutazione, anzi sono una risorsa, un valore aggiunto per il paese» ha concluso Paiaro».La nuova area per aziende e piccole industrie è stata presentata in aula dagli ingegneri incaricati dell’opera (Nonino, De Clara, Dal Pont): sorgerà antistante quella già saturata tra le provinciali “Maranese” e “Di Toppo”, consterà di 6,7 ettari di superficie, suddivisi in otto lotti accorpabili ad ovest per consentire un impianto industriale (il laminatoio in questione) di 9000 metri quadrati e con un’altezza massima di dieci metri. Nell’intero comprato troveranno occupazione, in totale, 264 addetti. Il costo totale dell’opera è di 811.000 euro.Elisa Milocco
Compatto il dissenso dell’opposizione, che aveva distribuito casa per casa un volantino. La maggioranza invece ha nuovamente vacillato davanti all’astensione del gruppo che fa capo al consigliere Buda, «discorde con l’iter procedurale e non sufficientemente informativo del Pac», come ha dichiarato l’esponente. Al centro delle polemiche, il nuovo piano per l’insediamento di nuove aziende e piccole industrie. «Il Pac - ha detto la maggioranza - è la semplice infrastrutturazione urbanistica di un area già potenzialmente destinata ad artigiano - piccolo industriale nel piano struttura del Prgc del 1998 e successivamente solo implementata tale con la variante numero 8 del 2008».«Certo, nelle intenzioni della Tecnosider srl c'è l’impianto di un piccolo laminatoio - ha ammesso il primo cittadino - ma solo qualora un simile progetto venisse ufficialmente depositato si potrebbe iniziare a valutarne l’idoneità, fermo restando che, come qualsiasi altra costruzione dovrebbe essere sottoposto a procedura di Via, oltre a rispettare i vincoli (escluse alcune le tipologie nocive) e altee riserve amministrative aggiunte nel Pac a tutela della piena compatibilità ambientale delle future localizzazioni».Nonostante le assicurazione, rimarcando l'investimento privato e i suoi unici interessi propositivi, la minoranza ha avanzato la richiesta di rimediare alla mancata assoggezione del piano alla Vas (la valutazione ambientale strategica) con una nuova delibera. Ma il sindaco ha bocciato la proposta: «Le attività del Pac, così normate, non producono effetti significativi sull'ambiente tali da rendere necessaria una simile valutazione, anzi sono una risorsa, un valore aggiunto per il paese» ha concluso Paiaro».La nuova area per aziende e piccole industrie è stata presentata in aula dagli ingegneri incaricati dell’opera (Nonino, De Clara, Dal Pont): sorgerà antistante quella già saturata tra le provinciali “Maranese” e “Di Toppo”, consterà di 6,7 ettari di superficie, suddivisi in otto lotti accorpabili ad ovest per consentire un impianto industriale (il laminatoio in questione) di 9000 metri quadrati e con un’altezza massima di dieci metri. Nell’intero comprato troveranno occupazione, in totale, 264 addetti. Il costo totale dell’opera è di 811.000 euro.Elisa Milocco
Il costo della crisi raggiungerà i 4 mila miliardi
di ALESSANDRO CECIONI
ROMA. Il Fondo monetario internazionale vede nero per il debito pubblico italiano. Nel 2010 potrebbe arrivare al 121% del Prodotto interno lordo. Ben 15 punti in più rispetto allo scorso anno (106%) e 9 punti in più rispetto all’ultimo dato ufficiale del governo (112% nella Nota informativa 2009-11). Questo dipende soprattutto dalla frenata della crescita, ovvero dal denominatore del rapporto, il Pil appunto.
L’Italia, comunque, sarà in buona compagnia - spiega il Fondo - con la Germania che vedrà il proprio debito pubblico salire del 19% (fermandosi all’87%), la Francia del 13% (all’80% del Pil). Anche Giappone e Stati Uniti saranno più indebitati. Il Giappone incrementerà il debito del 30% (al 227% del Pil) e negli Usa farà un balzo del 27% arrivando al 98% del Prodotto interno lordo.Ma il Fondo monetario nel suo rapporto dice anche altre cose. Per esempio che fra quest’anno e il prossimo saranno necessarie altre svalutazioni dei patrimoni delle banche (in sostanza la presa d’atto della presenza di titoli spazzatura nei bilanci) per altri 2929 miliardi di dollari. La maggior parte di queste svalutazioni riguarda istituti di credito di Stati Uniti, Europa e Giappone (2810 miliardi, 340 dei quali relativi a partecipazioni in Paesi emergenti). Sommati ai 1400 miliardi già pagati fra il 2007 e il 2008 danno un costo totale della crisi finanziaria: intorno ai 4mila 400 miliardi di dollari.Nel Rapporto viene individuata anche la «sfida chiave» che attende l’economia mondiale: è quella di «rompere la spirale al ribasso innescatasi fra sistema finanziario ed economia globale». Come fare? La ricetta del Fondo è semplice: «Data la natura globale della crisi» gli interventi presi dai singoli Stati potranno avere pieno successo «solo se realizzate in modo coordinato tra tutti i Paesi coinvolti».Altri dati riguardano la contrazione del credito a imprese e famiglie. «Potrebbe essere del 4% nel punto più basso della crisi - dice Josè Vinals, direttore del Fondo per i mercati monetari e dei capitali - ma la contrazione è già profonda e destinata a durare».Le frasi contenute nel Rapporto del Fondo monetario bastano a trascinare in basso, nel primo pomeriggio, le Borse del vecchio continente (Milano addirittura al -2,3%). A far invertire la rotta delle quotazioni ci pensa il segretario al Tesoro Usa, Timothy Geithner, che poco prima delle 15 (ora italiana) dice che al governo Usa avanzano 134,6 miliardi di dollari per interventi sulle banche e che, soprattutto, «la maggior parte degli istituti ha più capitali e liquidità del necessario».Esattamente il contrario di quanto si legge nel rapporto del Fondo monetario che, invece, parla, anche se su scala mondiale, della quasi certa necessità di nuove iniezioni di liquidità per almeno 1.400 miliardi di dollari.L’ottimismo di Geithner ha un effetto positivo sulle Borse. Così a fine giornata l’Europa respira con Londra che chiude quasi in pari (-0,09%), Madrid e Milano che presentano segno meno (1,17% in Spagna, 0,24% in Italia) e tutti gli altri che ritrovano il + nelle loro quotazioni con Stoccolma che fa meglio degli altri (+1,42%). Chiusura in territorio positivo anche per Wall Street. Il Dow Jones avanza dell’1,62%, il Nasdaq sale del 2,22%, mentre lo S&P 500 mette a segno un rialzo del 2,10.DRZ In Italia da segnalare l’exploit della Roma Calcio, premiata con un +19,4% su voci di una cordata straniera. Giù del 3,32%, invece, la Fiat in attesa che dagli Stati Uniti arrivino notizie vere su Chrysler.
ROMA. Il Fondo monetario internazionale vede nero per il debito pubblico italiano. Nel 2010 potrebbe arrivare al 121% del Prodotto interno lordo. Ben 15 punti in più rispetto allo scorso anno (106%) e 9 punti in più rispetto all’ultimo dato ufficiale del governo (112% nella Nota informativa 2009-11). Questo dipende soprattutto dalla frenata della crescita, ovvero dal denominatore del rapporto, il Pil appunto.
L’Italia, comunque, sarà in buona compagnia - spiega il Fondo - con la Germania che vedrà il proprio debito pubblico salire del 19% (fermandosi all’87%), la Francia del 13% (all’80% del Pil). Anche Giappone e Stati Uniti saranno più indebitati. Il Giappone incrementerà il debito del 30% (al 227% del Pil) e negli Usa farà un balzo del 27% arrivando al 98% del Prodotto interno lordo.Ma il Fondo monetario nel suo rapporto dice anche altre cose. Per esempio che fra quest’anno e il prossimo saranno necessarie altre svalutazioni dei patrimoni delle banche (in sostanza la presa d’atto della presenza di titoli spazzatura nei bilanci) per altri 2929 miliardi di dollari. La maggior parte di queste svalutazioni riguarda istituti di credito di Stati Uniti, Europa e Giappone (2810 miliardi, 340 dei quali relativi a partecipazioni in Paesi emergenti). Sommati ai 1400 miliardi già pagati fra il 2007 e il 2008 danno un costo totale della crisi finanziaria: intorno ai 4mila 400 miliardi di dollari.Nel Rapporto viene individuata anche la «sfida chiave» che attende l’economia mondiale: è quella di «rompere la spirale al ribasso innescatasi fra sistema finanziario ed economia globale». Come fare? La ricetta del Fondo è semplice: «Data la natura globale della crisi» gli interventi presi dai singoli Stati potranno avere pieno successo «solo se realizzate in modo coordinato tra tutti i Paesi coinvolti».Altri dati riguardano la contrazione del credito a imprese e famiglie. «Potrebbe essere del 4% nel punto più basso della crisi - dice Josè Vinals, direttore del Fondo per i mercati monetari e dei capitali - ma la contrazione è già profonda e destinata a durare».Le frasi contenute nel Rapporto del Fondo monetario bastano a trascinare in basso, nel primo pomeriggio, le Borse del vecchio continente (Milano addirittura al -2,3%). A far invertire la rotta delle quotazioni ci pensa il segretario al Tesoro Usa, Timothy Geithner, che poco prima delle 15 (ora italiana) dice che al governo Usa avanzano 134,6 miliardi di dollari per interventi sulle banche e che, soprattutto, «la maggior parte degli istituti ha più capitali e liquidità del necessario».Esattamente il contrario di quanto si legge nel rapporto del Fondo monetario che, invece, parla, anche se su scala mondiale, della quasi certa necessità di nuove iniezioni di liquidità per almeno 1.400 miliardi di dollari.L’ottimismo di Geithner ha un effetto positivo sulle Borse. Così a fine giornata l’Europa respira con Londra che chiude quasi in pari (-0,09%), Madrid e Milano che presentano segno meno (1,17% in Spagna, 0,24% in Italia) e tutti gli altri che ritrovano il + nelle loro quotazioni con Stoccolma che fa meglio degli altri (+1,42%). Chiusura in territorio positivo anche per Wall Street. Il Dow Jones avanza dell’1,62%, il Nasdaq sale del 2,22%, mentre lo S&P 500 mette a segno un rialzo del 2,10.DRZ In Italia da segnalare l’exploit della Roma Calcio, premiata con un +19,4% su voci di una cordata straniera. Giù del 3,32%, invece, la Fiat in attesa che dagli Stati Uniti arrivino notizie vere su Chrysler.

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