LA CRISI ECONOMICA DEL BASKET
Snaidero, retrocessione al buio La polisportiva possibile soluzione
Rugby e pallacanestro femminile sono in gravi difficoltà
di Umberto Sarcinelli
Al decimo anno di serie A la Snaidero retrocede in Legadue. In anticipo sulla fine del campionato e senza nessuna speranza di ripescaggio. Una retrocessione che ha i connotati del fallimento. Non è, infatti, un fisiologico ritornare in una categoria inferiore, da dove risalire, tipico di società di provincia che devono fare i conti con le risorse economiche e il bacino d’utenza ridotto. No, la sensazione è che il futuro sia molto buio. Edi Snaidero ha annunciato che fra qualche giorno, dopo un’attenta riflessione, delineerà gli scenari futuri del basket professionistico friulano. E’ dall’inizio dell’anno, anzi, da un paio d’anni che l’azienda di Majano sta ripensando al suo impegno cestistico. Ha chiesto aiuto a istituzioni e imprenditoria, ricevendo risposte tiepide e pochissimi euro. Ha cercato di salvare le ultime due stagioni facendo affidamento sulla passione e sulla buona stella. Nulla da fare. Udine torna in Legadue. Sono stati commessi molti errori, all’evidenza, ma ora, più che la ricerca dei colpevoli o di facili critiche, è il destino del basket friulano a destare grandi preoccupazioni. La società arancione è di proprietà della Snaidero. Un disimpegno dell’azienda equivale a metterla sul mercato senza struttura, senza giocatori (praticamente tutti i contratti sono in scadenza) con il solo titolo sportivo (svalutato) in mano. Un fallimento, all’apparenza. Si dice che Teo Alibegovic con la società bolognese Arfin stia già trattando per rilevare la Pallalcesto Udinese e allestire una squadra con il progetto di ritornare al più presto in serie A, magari con la continuità della Snaidero, sotto forma di sponsorizzazione. Se è vero lo sapremo tra qualche giorno. La congiuntura economica negativa colpisce in maniera molto dura le società di vertice nazionale. Il Rugby Udine versa in gravi difficoltà economiche, c’è il forte rischio che possa sparire, e non solo dalla serie A. Lo Sporting club è impegnato nei play off per la promozione in serie A1, se riesce nell’impresa, molto probabilmente dovrà rinunciare perchè non ha i mezzi necessari. E entrambe le società hanno un fiorente settore giovanile, da dove attingono per la prima squadra. Non si trovano sponsor e le istituzioni preferiscono (giustamente) impegnarsi nello sport di base e scolastico o nelle grandi manifestazioni. Il basket, poi, vive un momento di enorme difficoltà anche a livello nazionale, con un campionato svalutato, senza identità e squadre composte quasi esclusivamente da giocatori stranieri, tanto che la lingua ufficiale della lega italiana è ormai l’inglese. Le prospettive non sono rosee. Gli investitori sportivi puntano alle categorie che garantiscono più visibilità. Rugby di serie A, Legadue e serie A1 di basket femminile non hanno passaggi televisivi a livello nazionale e sui media scarso spazio. L’unica soluzione sarebbe quella di riunire le forze in una polisportiva, che garantisca economie di scala e di gestione e maggior potere contrattuale nei confronti delle istituzioni e per la ricerca di sponsor. A patto di eliminare personalismi, particolarismi e evitare una poco dignitosa "guerra fra poveri" per accaparrarsi le poche risorse disponibili.
di Umberto Sarcinelli
Al decimo anno di serie A la Snaidero retrocede in Legadue. In anticipo sulla fine del campionato e senza nessuna speranza di ripescaggio. Una retrocessione che ha i connotati del fallimento. Non è, infatti, un fisiologico ritornare in una categoria inferiore, da dove risalire, tipico di società di provincia che devono fare i conti con le risorse economiche e il bacino d’utenza ridotto. No, la sensazione è che il futuro sia molto buio. Edi Snaidero ha annunciato che fra qualche giorno, dopo un’attenta riflessione, delineerà gli scenari futuri del basket professionistico friulano. E’ dall’inizio dell’anno, anzi, da un paio d’anni che l’azienda di Majano sta ripensando al suo impegno cestistico. Ha chiesto aiuto a istituzioni e imprenditoria, ricevendo risposte tiepide e pochissimi euro. Ha cercato di salvare le ultime due stagioni facendo affidamento sulla passione e sulla buona stella. Nulla da fare. Udine torna in Legadue. Sono stati commessi molti errori, all’evidenza, ma ora, più che la ricerca dei colpevoli o di facili critiche, è il destino del basket friulano a destare grandi preoccupazioni. La società arancione è di proprietà della Snaidero. Un disimpegno dell’azienda equivale a metterla sul mercato senza struttura, senza giocatori (praticamente tutti i contratti sono in scadenza) con il solo titolo sportivo (svalutato) in mano. Un fallimento, all’apparenza. Si dice che Teo Alibegovic con la società bolognese Arfin stia già trattando per rilevare la Pallalcesto Udinese e allestire una squadra con il progetto di ritornare al più presto in serie A, magari con la continuità della Snaidero, sotto forma di sponsorizzazione. Se è vero lo sapremo tra qualche giorno. La congiuntura economica negativa colpisce in maniera molto dura le società di vertice nazionale. Il Rugby Udine versa in gravi difficoltà economiche, c’è il forte rischio che possa sparire, e non solo dalla serie A. Lo Sporting club è impegnato nei play off per la promozione in serie A1, se riesce nell’impresa, molto probabilmente dovrà rinunciare perchè non ha i mezzi necessari. E entrambe le società hanno un fiorente settore giovanile, da dove attingono per la prima squadra. Non si trovano sponsor e le istituzioni preferiscono (giustamente) impegnarsi nello sport di base e scolastico o nelle grandi manifestazioni. Il basket, poi, vive un momento di enorme difficoltà anche a livello nazionale, con un campionato svalutato, senza identità e squadre composte quasi esclusivamente da giocatori stranieri, tanto che la lingua ufficiale della lega italiana è ormai l’inglese. Le prospettive non sono rosee. Gli investitori sportivi puntano alle categorie che garantiscono più visibilità. Rugby di serie A, Legadue e serie A1 di basket femminile non hanno passaggi televisivi a livello nazionale e sui media scarso spazio. L’unica soluzione sarebbe quella di riunire le forze in una polisportiva, che garantisca economie di scala e di gestione e maggior potere contrattuale nei confronti delle istituzioni e per la ricerca di sponsor. A patto di eliminare personalismi, particolarismi e evitare una poco dignitosa "guerra fra poveri" per accaparrarsi le poche risorse disponibili.
In ospedale campagna di verifiche
Rischio sismico, controlli al S. Maria
Udine Il S. Maria della Misericordia si prepara a dare il via a una campagna di verifiche antisismiche su alcuni padiglioni dell’ospedale. «In base alla normativa attuale – spiega il direttore generale Carlo Favaretti facendo riferimento al decreto ministeriale del 2008 – entro la fine del 2009 affideremo a una squadra di esperti una campagna di verifiche che terminerà entro il 2010». I padiglioni interessati sono quelli costruiti prima del 1984. Saranno esclusi dalle verifiche il padiglione Scrosoppi, la casa di accoglienza, pet e risonanza. Per quanto riguarda il padiglione d’ingresso, le Mediche e il Petracco, nel piano triennale 2009-2011 di investimenti edilizi sono già previsti adeguamenti. Il padiglione Pensionanti, il più problematico, sarà abbattuto per primo.
Rischio sismico, controlli al S. Maria
Udine Il S. Maria della Misericordia si prepara a dare il via a una campagna di verifiche antisismiche su alcuni padiglioni dell’ospedale. «In base alla normativa attuale – spiega il direttore generale Carlo Favaretti facendo riferimento al decreto ministeriale del 2008 – entro la fine del 2009 affideremo a una squadra di esperti una campagna di verifiche che terminerà entro il 2010». I padiglioni interessati sono quelli costruiti prima del 1984. Saranno esclusi dalle verifiche il padiglione Scrosoppi, la casa di accoglienza, pet e risonanza. Per quanto riguarda il padiglione d’ingresso, le Mediche e il Petracco, nel piano triennale 2009-2011 di investimenti edilizi sono già previsti adeguamenti. Il padiglione Pensionanti, il più problematico, sarà abbattuto per primo.
SICUREZZA
Allo stadio con la cintura "imbottita" di alcolici
Udine Lo hanno chiamato il "tifoso-kamikaze" per via di quella particolare cintura con cui domenica pomeriggio ha tentato di entrare allo stadio Friuli in occasione della partita Udinese-Fiorentina. Tutt’attorno alla cintura, infatti, aveva infilato bottigliette di alcolici. Ne sono state contate oltre una trentina, tanto che da far pensare che fossero destinate alla vendita, in barba ai severi divieti di somministrazione di bevande alcoliche all’interno dell’impianto sportivo. Il tifoso, un friulano, è stato bloccato in Curva Nord durante i servi di filtraggio. Era già riuscito a varcare la soglia di accesso all’area riservata, ma non era ancora entrato nello stadio. Alla fine la partita non l’ha vista. La polizia lo ha identificato e ora prenderà provvedimenti. Oltre alla sanzione per le confezioni mignon di alcolici, il supporter bianconero nei prossimi giorni riceverà anche un divieto di accesso negli impianti dove si svolgono competizioni sportive, l’ormai famoso Daspo. Il questore sta valutando il caso e deciderà la durata del provvedimento. Ma non è l’unico episodio che l’altro ieri ha impegnato steward e polizia al "Friuli". La sezione tifosi della Digos, con la collaborazione dei colleghi toscani, sta cercando di identificare due sostenitori viola: uno ha infranto la legge sulla sicurezza negli impianti sportivi e per questo verrà denunciato, l’altro ha "sbandierato" con disinvoltura le sue nudità agli avversari bianconeri. Entrambi sono stati ripresi dalle telecamere del circuito di videosorveglianza collegato con la sala operativa che si trova in tribuna. Dalle immagini si vede distintamente un tifoso che accende un fumogeno e lo agita dalla Curva Sud. Altrettanto nitide sono le riprese del tifoso-nudista che si fa beffa della Curva Nord esibendosi senza alcuna inibizione con i calzoni abbassati. Un comportamento che è stato inquadrato dall’obiettivo e che gli costerà una denuncia per atti osceni in luogo pubblico.
Allo stadio con la cintura "imbottita" di alcolici
Udine Lo hanno chiamato il "tifoso-kamikaze" per via di quella particolare cintura con cui domenica pomeriggio ha tentato di entrare allo stadio Friuli in occasione della partita Udinese-Fiorentina. Tutt’attorno alla cintura, infatti, aveva infilato bottigliette di alcolici. Ne sono state contate oltre una trentina, tanto che da far pensare che fossero destinate alla vendita, in barba ai severi divieti di somministrazione di bevande alcoliche all’interno dell’impianto sportivo. Il tifoso, un friulano, è stato bloccato in Curva Nord durante i servi di filtraggio. Era già riuscito a varcare la soglia di accesso all’area riservata, ma non era ancora entrato nello stadio. Alla fine la partita non l’ha vista. La polizia lo ha identificato e ora prenderà provvedimenti. Oltre alla sanzione per le confezioni mignon di alcolici, il supporter bianconero nei prossimi giorni riceverà anche un divieto di accesso negli impianti dove si svolgono competizioni sportive, l’ormai famoso Daspo. Il questore sta valutando il caso e deciderà la durata del provvedimento. Ma non è l’unico episodio che l’altro ieri ha impegnato steward e polizia al "Friuli". La sezione tifosi della Digos, con la collaborazione dei colleghi toscani, sta cercando di identificare due sostenitori viola: uno ha infranto la legge sulla sicurezza negli impianti sportivi e per questo verrà denunciato, l’altro ha "sbandierato" con disinvoltura le sue nudità agli avversari bianconeri. Entrambi sono stati ripresi dalle telecamere del circuito di videosorveglianza collegato con la sala operativa che si trova in tribuna. Dalle immagini si vede distintamente un tifoso che accende un fumogeno e lo agita dalla Curva Sud. Altrettanto nitide sono le riprese del tifoso-nudista che si fa beffa della Curva Nord esibendosi senza alcuna inibizione con i calzoni abbassati. Un comportamento che è stato inquadrato dall’obiettivo e che gli costerà una denuncia per atti osceni in luogo pubblico.
Tondo sul polo chimico: «Commissariamento, unica strada». Assemblee a Martignacco e Precenicco
Caffaro e Safilo, il giorno dei "no"
L’Avvocatura respinge la proposta Snia. Occhialeria, operai scettici sulla "cassa"
Udine Giornata intensa quella di ieri per le vertenze Safilo e Caffaro. Per l’impianto chimico di Torviscosa è giunta, a metà pomeriggio, la notizia del “no” dell’Avvocatura dello Stato alla proposta transattiva presentata da Snia spa e dalle due srl in liquidazione. L’offerta avanzata da Snia, comprendeva circa 16 milioni di euro di liquido e circa 250 milioni di euro in proprietà e terreni. La posizione assunta dall’Avvocatura mette il Tribunale di Udine in posizione strategica. All’Ufficio giudiziario spetta adesso una importante decisione: accettare la proposta di ammissione all’amministrazione controllata (legge Prodi-bis) avanzata da Snia e dalle due srl, o prendere la via del fallimento. Il governatore della Regione, Renzo Tondo, e il sottosegretario all’Ambiente, Roberto Menia, commentando la decisione dell’Avvocatura hanno dichiarato di guardare con favore all’ipotesi amministrazione controllata, giudicata da entrambi «unica via possibile». Se questa sarà la decisione del Tribunale allora sarà nominato un commissario (in carica per tre anni) che gestirà il sito cercando, contestualmente, nuovi imprenditori interessati a investire in loco (e si vocifera di nuovo dell’ipotesi Bracco). Sul fronte Safilo, invece, ieri operai e sindacati hanno deciso di non accettare la proposta di salvataggio di soli 80 lavoratori nello stabilimento di Precenicco, a fronte di un taglio di 780 dipendenti tra Bassa e Martignacco. Si attende il tavolo nazionale annunciato dal ministro Scajola su Safilo. Se non sarà convocato entro il 29 aprile, non si discuterà alcun accordo.
L’Annapurna dice ancora no
Nives Meroi cambia meta
Nives Meroi e Romano Benet fanno marcia indietro e tornano sul Kanchenjunga. I due alpinisti tarvisiani, infatti, hanno abbandonato il tentativo sull’Annapurna a causa delle condizioni troppo pericolose della parete sud. La coppia partirà questa mattina per ritornare nella zona che avevano abbandonato a causa dello sciopero maoista lo scorso 21 marzo. Giungeranno ai piedi del Kanchenjunga tra una quindicina di giorni, dopo il trekking di avvicinamento. Quali le cause di questo cambio di programma? Dopo alcune difficoltà, lo scorso 18 aprile i due erano giunti al deposito di materiale a quota 5600 metri sull’Annapurna, trovando a stento un passaggio che nel giro di pochi giorni si era completamente trasformato a causa dei continui crolli di seracchi. In parete si stavano aprendo numerosi crepacci. Dopo aver raggiunto il deposito, la zona è stata considerata pericolosa, e quindi Nives e Romano hanno fatto marcia indietro. È già la seconda volta che i due devono rinunciare a causa delle condizioni pericolose in parete: era già successo nel 2006. Luciano Patat
Nives Meroi cambia meta
Nives Meroi e Romano Benet fanno marcia indietro e tornano sul Kanchenjunga. I due alpinisti tarvisiani, infatti, hanno abbandonato il tentativo sull’Annapurna a causa delle condizioni troppo pericolose della parete sud. La coppia partirà questa mattina per ritornare nella zona che avevano abbandonato a causa dello sciopero maoista lo scorso 21 marzo. Giungeranno ai piedi del Kanchenjunga tra una quindicina di giorni, dopo il trekking di avvicinamento. Quali le cause di questo cambio di programma? Dopo alcune difficoltà, lo scorso 18 aprile i due erano giunti al deposito di materiale a quota 5600 metri sull’Annapurna, trovando a stento un passaggio che nel giro di pochi giorni si era completamente trasformato a causa dei continui crolli di seracchi. In parete si stavano aprendo numerosi crepacci. Dopo aver raggiunto il deposito, la zona è stata considerata pericolosa, e quindi Nives e Romano hanno fatto marcia indietro. È già la seconda volta che i due devono rinunciare a causa delle condizioni pericolose in parete: era già successo nel 2006. Luciano Patat
IL PRESIDENTE
Tondo vuole riportare Melò ad Autovie
Tondo vuole riportare Melò ad Autovie
«Voglio richiamare Melò a fare lo stesso mestiere di sette anni fa». Lo ha detto ieri, a Trieste, il presidente della Regione Renzo Tondo in un incontro pubblico. Tondo sempre ieri ha precisato che la terza corsia dell’autostrada A4 «potrà essere completata al massimo uno o due anni dopo la fine di questa legislatura. Ma già entro dicembre - ha aggiunto - cominceremo a lavorare sulla Villesse-Gorizia».
SOCCORSO
L’auto sbanda e si rovescia in un corso d’acqua salvati da un vigile del fuoco di passaggio
Rischiavano di annegare intrappolati in una Panda, ma la fortuna viaggiava dietro di loro, su un’auto di servizio dei vigili del fuoco di Udine. È un pompiere che passava in tangenziale per caso che una coppia, soccorsa ieri pomeriggio alle porte di Udine, deve ringraziare. Sono le 14.50. L’utilitaria lascia la rotatoria di Paparotti diretta verso la tangenziale sud, direzione A23, percorre qualche centinaio di metri e improvvisamente sbanda. Urta il guard rail, si rovescia su un fianco e scivola in un canale. L’acqua comincia a filtrare nell’abitacolo, dove sono bloccati un sessantatreenne fiorentino e una quarantenne che risiede a Tricesimo. Alcuni automobilisti accostano e chiamano il 118. Vorrebbero aiutare le due persone intrappolate nella Panda, ma c’è il rischio che la macchina scivoli ulteriormente nell’acqua e la donna, che non riesce a muoversi, possa annegare. In questi momenti di grande tensione, quando per chi aspetta i soccorsi un minuto sembra un’ora, ecco passare per caso il vigile del fuoco. È Paolo Bertoz, che con l’auto di servizio è uscito per una commissione per conto del Comando provinciale. «Avevo visto alcune persone da lontano, mi sembravano pescatori - racconta - Quando hanno notato la mia macchina hanno cominciato a sbracciarsi». Bertoz si ferma. «Nell’auto bloccata sul fianco sinistro c’erano già venti centimetri d’acqua - racconta - L’uomo era bloccato dalle cinture di sicurezza. Le ho tagliate con un temperino e di peso l’ho tirato fuori dal finestrino. Era cosciente, anche se sotto choc». La quarantenne di Tricesimo era finita con la testa verso il basso e le cinture le impedivano ogni movimento. Si lamentava per i dolori allo sterno e alla spalla sinistra. «Sono entrato nella macchina - continua il vigile del fuoco - ho raddrizzato la signora, ma c’era il rischio che l’auto scivolasse ulteriormente nel canale. Per fortuna sono arrivati i miei colleghi, che con un argano hanno ancorato la vettura». Nel frattempo, a poche decine di metri, è atterrato l’elicottero del 118. L’équipe si è subito presa cura della ferita. La donna è stata protetta con un telo, in modo le schegge del parabrezza, rotto per facilitare le operazioni di soccorso, non la colpissero. È stata estratta dalla macchina su una barella spinale e portata in ospedale a Udine. Le conseguenze non sono gravi.
L’auto sbanda e si rovescia in un corso d’acqua salvati da un vigile del fuoco di passaggio
Rischiavano di annegare intrappolati in una Panda, ma la fortuna viaggiava dietro di loro, su un’auto di servizio dei vigili del fuoco di Udine. È un pompiere che passava in tangenziale per caso che una coppia, soccorsa ieri pomeriggio alle porte di Udine, deve ringraziare. Sono le 14.50. L’utilitaria lascia la rotatoria di Paparotti diretta verso la tangenziale sud, direzione A23, percorre qualche centinaio di metri e improvvisamente sbanda. Urta il guard rail, si rovescia su un fianco e scivola in un canale. L’acqua comincia a filtrare nell’abitacolo, dove sono bloccati un sessantatreenne fiorentino e una quarantenne che risiede a Tricesimo. Alcuni automobilisti accostano e chiamano il 118. Vorrebbero aiutare le due persone intrappolate nella Panda, ma c’è il rischio che la macchina scivoli ulteriormente nell’acqua e la donna, che non riesce a muoversi, possa annegare. In questi momenti di grande tensione, quando per chi aspetta i soccorsi un minuto sembra un’ora, ecco passare per caso il vigile del fuoco. È Paolo Bertoz, che con l’auto di servizio è uscito per una commissione per conto del Comando provinciale. «Avevo visto alcune persone da lontano, mi sembravano pescatori - racconta - Quando hanno notato la mia macchina hanno cominciato a sbracciarsi». Bertoz si ferma. «Nell’auto bloccata sul fianco sinistro c’erano già venti centimetri d’acqua - racconta - L’uomo era bloccato dalle cinture di sicurezza. Le ho tagliate con un temperino e di peso l’ho tirato fuori dal finestrino. Era cosciente, anche se sotto choc». La quarantenne di Tricesimo era finita con la testa verso il basso e le cinture le impedivano ogni movimento. Si lamentava per i dolori allo sterno e alla spalla sinistra. «Sono entrato nella macchina - continua il vigile del fuoco - ho raddrizzato la signora, ma c’era il rischio che l’auto scivolasse ulteriormente nel canale. Per fortuna sono arrivati i miei colleghi, che con un argano hanno ancorato la vettura». Nel frattempo, a poche decine di metri, è atterrato l’elicottero del 118. L’équipe si è subito presa cura della ferita. La donna è stata protetta con un telo, in modo le schegge del parabrezza, rotto per facilitare le operazioni di soccorso, non la colpissero. È stata estratta dalla macchina su una barella spinale e portata in ospedale a Udine. Le conseguenze non sono gravi.
PROVINCIA
Elettrodotto Ronchi-Udine entro il mese in Consiglio
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TOLMEZZO
L’assessore Kosic a Caneva ribadisce i diritti dei disabili
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UDINESE
L’Inter offre 45 milioni per Quagliarella e Asamoah
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