La votazione nella prossima seduta
Le malghe di Porzûs monumento nazionale
Governo favorevole alla tutela
Udine È ufficiale. Le malghe di Porzûs saranno tutelate dalla Soprintendenza per i beni culturali. Il simbolo delle lacerazioni e delle guerre interne alla Resistenza italiana diventerà monumento nazionale. La notizia si era diffusa in Friuli la scorsa settimana. Ne avevamo dato notizia quando il direttore generale per i Beni architettonici e il paesaggio, Renato Costa, l’aveva comunicata all’ex presidente del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Antonio Martini, che da anni segue l’iter. Era stato lo stesso ministro Sandro Bondi a prendersi a cuore la vicenda. La conferma ufficiale è arrivata ieri, alla vigilia delle celebrazioni per la Liberazione, quando alla Camera dei deputati in Commissione Cultura il Governo si è dichiarato favorevole al riconoscimento dello status di monumento nazionale. La votazione formale è stata rinviata alla prossima seduta per dare la possibilità ad altri parlamentari friulani di aderire alla risoluzione presentata da Renato Farina, Isidoro Gottardo, Manuela Di Centa, Angelo Compagnon e Carlo Monai. Anche il pidiessino Ivano Strizzolo sostiene la risoluzione. «Da anni - afferma - condividevo e sollecitavo la richiesta avanzata di partigiani della Osoppo. Spero, però, che non divento oggetto di strumentalizzazione». L’eccidio nelle malghe di Porzûs risale al 7 febbraio 1945, quando un centinaio di gappisti garibaldini e filo-jugoslavi, comandati da "Giacca" (Mario Toffanin) fucilarono 17 partigiani della Brigata Osoppo accusandoli di collaborazionismo. Tra le vittime, oltre al comandanti "Bolla" (Francesco De Gregori, zio del cantautore) ed "Enea", c’era anche Guido Pasolini, il partigiano "Ermes", fratello del poeta di Casarsa. «Il riconoscimento di monumento nazionale nell’approssimarsi del 25 aprile - hanno detto Gottardo e la Di Centa (Pdl) - è la più bella testimonianza che si potesse rendere alla memoria della Brigata Osoppo e deve essere dedicato a tutti coloro che hanno creduto negli ideali per cui la Brigato Osoppo ha combattuto, in particolare a coloro che hanno sacrificato la propria vita per quegli ideali combattendo contro il nazi-fascismo e contro coloro che pensavano di costruire un futuro per la nostra regione e per il nostro Paese sotto una dittatura comunista». Secondo i parlamentari del centrodestra, la tutela delle malghe consentirà di far conoscere alle nuove generazioni la drammaticità del confine orientale.
I commercianti chiuderanno alle 22.30. Parcheggi gratis fino all’una al "Magrini"
Città aperta per la Notte gialla
Spettacoli, mercatini orientali e shopping stasera nel centro di Udine
Città aperta per la Notte gialla
Spettacoli, mercatini orientali e shopping stasera nel centro di Udine
Udine Il "Far East Film" stasera verrà inaugurato con una serata speciale, la "Notte gialla". Il grande Festival friulano dedicato al cinema asiatico, a Udine fino al 2 maggio, proporrà un programma di eventi collaterali che porteranno la manifestazione in ogni strada, piazza e vetrina, attraverso allestimenti, musica, spettacoli, per nove intensi giorni di manifestazione. Il Centro Espressioni Cinematografiche, siglando una collaborazione con l’assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Udine e con Confcommercio di Udine, trascinerà sin dall’inaugurazione tutta la città verso Oriente. Stasera i negozi restaranno aperti fino alle 22.30 per uno shopping serale che ricalca la "Notte bianca". Contemporaneamente una performance realizzata in collaborazione con l’associazione Ateneo delle Idee si svilupperà nelle strade del centro: a partire dalle 22.30, in tre azioni scandite circa ogni ora e mezza, si svolgerà MisSunderstanding, un omaggio al regista giapponese Shinya Tsukamoto. DJ set internazionali, in una decina di locali, saranno la colonna sonora della prima notte gialla udinese. Il Far East Film Festival, che ha come sede il Teatro Nuovo Giovanni da Udine affiancato dal cinema Visionario, trasformerà ancora una volta l’intera città per coinvolgere tutti coloro che vivono, studiano, lavorano a Udine e guardano con curiosità all’Est, quello più vicino e quello più lontano. Gli esercizi commerciali aderenti all’iniziativa saranno invitati a tingere di giallo le loro vetrine, con luci gialle o semplici gelatine; il Cec fornirà inoltre delle divertenti vetrofanie di riconoscimento (I Love Far East Film) da esporre sulle vetrine. Vi è poi un’altra novità. In via Manin, piazza Libertà e via Vittorio Veneto saranno allestiti una ventina di stand che trasformeranno il cuore della città in una piccola "China town", un vero e proprio mercatino di prodotti orientali che sarà possibile visitare fino a domenica. Gli espositori (provenienti dal Friuli Venezia Giulia, ma anche dal Veneto, da Firenze, Novara, Milano) coloreranno le vie di Udine con kimono e fumetti, passando per l’oggettistica per la casa e la cerimonia del tè, tutto rigorosamente made in Asia. Per i parcheggi non ci saranno problemi, perchè la Ssm terrà aperta la struttura di via Magrini fino all’una di notte (oggi e domani) per agevolare chi si immergerà nella "festa gialla" del centro storico. La sosta dalle 21 all’una è gratuita.
FOGLIE/FUEJS
Va in scena la finanza creativa e acrobatica
di Gianfranco Ellero
Gli inglesi, vecchi “marpioni”, sapevano benissimo che un banchiere può gestire una banca “alla tedesca”, cioè concedendo prestiti a breve, medio e lungo termine proporzionati ai flussi statisticamente misurabili del risparmio; sapevano però che se il banchiere “alla tedesca” sbaglia la banca fallisce, e decisero di separare le banche che prestano a breve termine da quelle che praticano il credito a medio e lungo termine, diversificando anche le tecniche di raccolta del risparmio e le garanzie necessarie per i prestiti. Dopo la prima guerra mondiale, in Italia iniziarono difficoltà finanziarie e fallimenti di alcune importanti banche (si erano lasciate tentare dalla speculazione su terreni edificabili), e il governo intervenne nel 1926 e nel 1936 con due fondamentali riforme ispirate dal modello di gestione “all’inglese”, sottoponendo l’intero sistema bancario all’attenta e severa vigilanza della Banca d’Italia. Non ci vuol molto per capire che quei criteri, di prudenza e garanzia per i risparmiatori, sono universalmente validi, ma poi qualcuno iniziò a pensare che ci vuole fantasia e creatività anche in campo finanziario, e si iniziò a sentir parlare di prestiti (a persone fisiche) di durata superiore alla probabile durata della vita del mutuatario (quindi di debiti da trasmettere agli eredi); di “prodotti derivati”, cioè di prestiti garantiti da prestiti precedenti (immaginate di costruire un castello con le carte da gioco); di mutui garantiti da ipoteca sulla casa pari al novanta o al cento per cento del valore dell’immobile (ma si pensava di andare oltre, per capitalizzare le rivalutazioni future!): l’immagine più vicina la reale è quella della “catena di Sant’Antonio”. Le banche italiane, forse perché frenate dalla consolidata prassi della prudenza, sembrano meno coinvolte di altre, soprattutto americane, nella catena di Sant’Antonio, ma non sono immuni dalla “tossicità” di alcune situazioni, posto che hanno concesso prestiti al consumo anche nei paesi dell’est già soggetti all’impero comunista. Superfluo dire che tutto ciò è avvenuto in deroga dei più elementari principi dell’economia politica, e nella dimenticanza di illuminanti vicende storiche: i trapezisti del circo finanziario si esibivano senza rete!
Va in scena la finanza creativa e acrobatica
di Gianfranco Ellero
Gli inglesi, vecchi “marpioni”, sapevano benissimo che un banchiere può gestire una banca “alla tedesca”, cioè concedendo prestiti a breve, medio e lungo termine proporzionati ai flussi statisticamente misurabili del risparmio; sapevano però che se il banchiere “alla tedesca” sbaglia la banca fallisce, e decisero di separare le banche che prestano a breve termine da quelle che praticano il credito a medio e lungo termine, diversificando anche le tecniche di raccolta del risparmio e le garanzie necessarie per i prestiti. Dopo la prima guerra mondiale, in Italia iniziarono difficoltà finanziarie e fallimenti di alcune importanti banche (si erano lasciate tentare dalla speculazione su terreni edificabili), e il governo intervenne nel 1926 e nel 1936 con due fondamentali riforme ispirate dal modello di gestione “all’inglese”, sottoponendo l’intero sistema bancario all’attenta e severa vigilanza della Banca d’Italia. Non ci vuol molto per capire che quei criteri, di prudenza e garanzia per i risparmiatori, sono universalmente validi, ma poi qualcuno iniziò a pensare che ci vuole fantasia e creatività anche in campo finanziario, e si iniziò a sentir parlare di prestiti (a persone fisiche) di durata superiore alla probabile durata della vita del mutuatario (quindi di debiti da trasmettere agli eredi); di “prodotti derivati”, cioè di prestiti garantiti da prestiti precedenti (immaginate di costruire un castello con le carte da gioco); di mutui garantiti da ipoteca sulla casa pari al novanta o al cento per cento del valore dell’immobile (ma si pensava di andare oltre, per capitalizzare le rivalutazioni future!): l’immagine più vicina la reale è quella della “catena di Sant’Antonio”. Le banche italiane, forse perché frenate dalla consolidata prassi della prudenza, sembrano meno coinvolte di altre, soprattutto americane, nella catena di Sant’Antonio, ma non sono immuni dalla “tossicità” di alcune situazioni, posto che hanno concesso prestiti al consumo anche nei paesi dell’est già soggetti all’impero comunista. Superfluo dire che tutto ciò è avvenuto in deroga dei più elementari principi dell’economia politica, e nella dimenticanza di illuminanti vicende storiche: i trapezisti del circo finanziario si esibivano senza rete!
VIABILITÀ
Calcinacci dal sovrapasso Traffico bloccato in Borgo Stazione
Calcinacci dal sovrapasso Traffico bloccato in Borgo Stazione
Un tratto nevralgico per la circolazione udinese, come quello che da piazzale D’Annunzio va verso viale XXIII Marzo, è stato chiuso al transito in seguito a una caduta di calcinacci dal sovrapasso I vigili del fuoco hanno escluso problemi di stabilità ma hanno evidenziato un deterioramento dovuto al rigonfiamento dei ferri strutturali per ossidazione
Far East Film, debutta l’edizione da record
Udine Oggi il Far East Film alza il sipario su un’edizione storica. Da record. Con un programma interamente composto da premiere (una mondiale, 20 internazionali, 35 europee). E con nomi già iscritti nell’albo d’oro del nuovo cinema asiatico. Se il giapponese Departures è stato premiato alla notte degli Oscar come "migliore film straniero", altri protagonisti del grande festival udinese hanno brillato ai recentissimi Hong Kong Film Awards: i riconoscimenti cinematografici più importanti della Cina sono andati a Ip Man di Wilson Ip, all’attore Nick Cheung per The Beast Stalker di Dante Lam (sia Nick sia Dante saranno presenti a Udine) e alla regista Ann Hui per The Way We Are, il docudrama che ha fatto la parte del leone nelle categorie “migliore regia”, “migliore sceneggiatura” e “migliore attrice protagonista”. Proprio ad Ann Hui il Far East Film dedica un prezioso omaggio: si vedranno per la prima volta in Occidente più di 10 ore dei suoi lavori televisivi anni Settanta. Basterebbe, tuttavia, la folgorante doppietta della notte d’apertura per condensare e descrivere tutta la potenza di quest’undicesima edizione: il cult Ong Bak 2 di e con Tony Jaa, che tiene a battesimo la ghiotta sezione riservata al Thai Action, e Crazy Racer, la splendida black comedy firmata dal geniale Ning Hao. Insomma, Far East Film sarà un biglietto di andata e ritorno per l’Estremo Oriente, un viaggio lungo nove giorni che, dal piccolo porto udinese, farà tappa nel cuore di un universo lontano. Il Cec ha attrezzato la sua flotta ed è pronto a navigare con un carico di 56 film che, attraversando 9 paesi, mostreranno il volto e l’anima di altrettante metropoli: da Seoul a Tokyo, da Pechino a Hong Kong, da Jakarta a Manila, fino a Taipei, passando per Singapore e Bangkok.
Esperto di Aermacchi, avevano lavorato a Rivolto. Era di Camino al Tagliamento
Muore ex tecnico della Pan
Il maggiore Stefano Commisso vittima di un incidente in moto
Camino al Tagliamento Il maggiore Stefano Commisso, 36 anni, originario di Camino al Tagliamento, in passato capo della sezione tecnica delle Frecce Tricolori, è morto ieri notte in un incidente motociclistico a Lurago d'Erba in provincia di Como. Fino al 2006 aveva rivestito l'incarico di ufficiale tecnico e cogestiva il reparto di Rivolto assieme al tenente colonnello Giacomo Zanelli. La tragica notizia è arrivata ai genitori Luciano e Gioconda alle 5 di ieri mattina. Commisso attualmente era l'ufficiale di collegamento alla Aermacchi di Venegono, in provincia di Varese. Nell'autunno del 2002 rimase ferito nella caduta di una "freccia" pilotata dall'ufficiale Andrea Braga.
CALMA E GESSO
L’ora dei colloqui? Imbarazzo e soggezione tra il professore e il genitore di turno
di Walter Tomada Il colloquio con l'insegnante, checché se ne dica, provoca sempre un po’ di soggezione. I genitori ci vanno per parlare dell'andamento a scuola del proprio figlio, per dimostrare alla squadra d'insegnanti quanto sono attenti, per rimanere ancorati alla quotidianità di questo essere (detto anche adolescente) che allontana i genitori dalla propria vita per poi rinfacciare loro di essersene allontanati; ed è difficile sentirsi distaccati e fingere scioltezza durante questi incontri. Non è davvero una cosa agevole… Quando arriva una signora un po’ tesa, stringe la mano del prof di matematica, accenna un sorriso e si presenta: «Buongiorno, sono la madre di Marco», c'è un momento di sospensione... L'insegnante, in particolare il supplente tappabuchi che svolazza da un istituto all'altro, ha difficilmente avuto modo di fare propria la genealogia di ognuno dei suoi alunni e di Marco ne ha almeno quattro in repertorio nelle varie classi. Inizia allora per lui una rapida ricerca nelle banca dati del suo cervello e prova ad abbinare ogni Marco alla signora che ha di fronte, cerca l'aria di famiglia, tenta di ritrovare uno sguardo comune, qualcosa che l'aiuti a collocare il giusto Marco con la giusta mamma. Passato quel secondo in cui l'insegnante sa che per questa signora Marco significa tutto, è suo figlio, la sua ragion di vita, e non le farebbe piacere non essere riconosciuta come madre, ed ancora meno che suo figlio fosse confuso con un altro, la signora riprende, «di Marco T…». Il quadro si schiarisce, la tensione ricade e il prof può iniziare a elencare pregi e difetti di Marco, studente medio con voti medi, che ha certo grandi potenzialità matematiche ma non le sfrutta, che ha interessi non sempre compatibili con lo studio ma che preso singolarmente rimane un bravo ragazzo. Il professore e la signora si scambiano qualche battuta sulla gioventù di oggi, sull'importanza di lasciare ai ragazzi il tempo e la libertà di sviluppare la propria personalità e cordialmente si salutano. La signora visibilmente molto più rilassata e fiduciosa per l'avvenire di suo figlio lascia l'aula per dirigersi verso un altro prof, al quale si presenterà «Buongiorno, sono la madre di Marco».... Ma è cascata veramente male stavolta: in quella stanza c’è il prof di ginnastica che ha ben nove classi, e di Marco ne ha almeno una dozzina…
L’ora dei colloqui? Imbarazzo e soggezione tra il professore e il genitore di turno
di Walter Tomada Il colloquio con l'insegnante, checché se ne dica, provoca sempre un po’ di soggezione. I genitori ci vanno per parlare dell'andamento a scuola del proprio figlio, per dimostrare alla squadra d'insegnanti quanto sono attenti, per rimanere ancorati alla quotidianità di questo essere (detto anche adolescente) che allontana i genitori dalla propria vita per poi rinfacciare loro di essersene allontanati; ed è difficile sentirsi distaccati e fingere scioltezza durante questi incontri. Non è davvero una cosa agevole… Quando arriva una signora un po’ tesa, stringe la mano del prof di matematica, accenna un sorriso e si presenta: «Buongiorno, sono la madre di Marco», c'è un momento di sospensione... L'insegnante, in particolare il supplente tappabuchi che svolazza da un istituto all'altro, ha difficilmente avuto modo di fare propria la genealogia di ognuno dei suoi alunni e di Marco ne ha almeno quattro in repertorio nelle varie classi. Inizia allora per lui una rapida ricerca nelle banca dati del suo cervello e prova ad abbinare ogni Marco alla signora che ha di fronte, cerca l'aria di famiglia, tenta di ritrovare uno sguardo comune, qualcosa che l'aiuti a collocare il giusto Marco con la giusta mamma. Passato quel secondo in cui l'insegnante sa che per questa signora Marco significa tutto, è suo figlio, la sua ragion di vita, e non le farebbe piacere non essere riconosciuta come madre, ed ancora meno che suo figlio fosse confuso con un altro, la signora riprende, «di Marco T…». Il quadro si schiarisce, la tensione ricade e il prof può iniziare a elencare pregi e difetti di Marco, studente medio con voti medi, che ha certo grandi potenzialità matematiche ma non le sfrutta, che ha interessi non sempre compatibili con lo studio ma che preso singolarmente rimane un bravo ragazzo. Il professore e la signora si scambiano qualche battuta sulla gioventù di oggi, sull'importanza di lasciare ai ragazzi il tempo e la libertà di sviluppare la propria personalità e cordialmente si salutano. La signora visibilmente molto più rilassata e fiduciosa per l'avvenire di suo figlio lascia l'aula per dirigersi verso un altro prof, al quale si presenterà «Buongiorno, sono la madre di Marco».... Ma è cascata veramente male stavolta: in quella stanza c’è il prof di ginnastica che ha ben nove classi, e di Marco ne ha almeno una dozzina…
GEMONA
I genitori di una bambina:«Vittima di violenze a scuola»
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CRISI ALLA SAFILO
Ciriani: «Il Tavolo nazionale si terrà prima del 29 aprile»
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UDINESE
L’Arsenal vuole avere Inler Pozzo chiede 15 milioni
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